BCE – The Lady’s not tapering.
La riunione della BCE di settembre ha portato un messaggio piuttosto accomodante. Christine Lagarde ha annunciato una riduzione degli acquisti del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), probabilmente nell’ordine di 10-20 miliardi di euro al mese, lasciando comunque attivo il piano di acquisti mensili per un intervallo compreso tra i 60 e i 70 miliardi. Tuttavia, il commento sulla decisione è rimasto molto accomodante. La presidente della BCE ha rifiutato di chiamarlo “tapering”, preferendo la più morbida etichettatura “calibrazione”. Inoltre, ha evitato di impegnarsi a terminare il programma di acquisti nel marzo 2022, rinviando la decisione a dicembre e lasciando aperta la possibilità di un’estensione del programma, anche se a un ritmo più moderato. Infine, le previsioni di crescita e di inflazione mostrano un marcato aumento per il 2021 ma rimangono pressoché invariate per il 2022-23, portando a scarse preoccupazioni in termini di inflazione e trasmettendo una guidance invariata per un aumento dei tassi. I mercati dei tassi sono partiti al rialzo dopo la riunione, con l’Italia e la Grecia in calo di quasi 10 punti base. Il mercato ha quindi scontato ogni reazione immediata al recente rialzo dell’inflazione e ha accolto con favore un altro rinvio della riduzione del QE (e della discussione politica che ne deriva). Con la Fed più vicina al tapering, pensiamo che sarà difficile per la BCE non seguirla, anche se con più cautela. L’incontro di dicembre potrebbe quindi portare agli investitori delle sorprese da falco, se le quotazioni di mercato non subiranno forti scossoni.
Inflazione – Attenzione alle materie prime.
I prezzi delle materie prime rimangono sostenuti e costituiscono un altro driver dell’inflazione globale. In Cina, l’Indice dei Prezzi alla Produzione (IPP) di agosto ha sorpreso al rialzo e ora si aggira attorno al 9,5%, il massimo degli ultimi 10 anni. Gli alti prezzi alla produzione in Cina spesso si traducono in prezzi al consumo più alti negli Stati Uniti, suggerendo un potenziale rialzo per l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) della prossima settimana. Martedì, il dato sull’IPC dovrebbe rimanere ben al di sopra del 5%, portando la media degli ultimi 6 mesi ad un livello molto superiore al 4%, lontana dal target del 2%. Mentre è improbabile che la Fed reagisca immediatamente all’uscita del dato dopo la svolta accomodante di Jackson Hole, è probabile che i mercati inizino a esercitare una certa pressione sul lungo termine. La curva dei rendimenti degli Stati Uniti si è irrigidita la scorsa settimana dopo l’uscita dei forti dati sui salari, nonostante i deboli dati occupazionali; questo suggerisce che il mercato sta iniziando a concentrarsi maggiormente sull’inflazione rispetto alla guida della Fed, in un certo modo. Durante il fine settimana, diverse testate giornalistiche hanno acceso ulteriori discussioni su un potenziale annuncio del tapering nel mese di novembre. Le pressioni inflazionistiche restano forti anche nei mercati emergenti. Questa settimana l’inflazione brasiliana (superiore al 9%) ha raggiunto nuovi massimi, mentre il Perù e la Russia hanno alzato i tassi per continuare a combattere gli aumenti dei prezzi. Restiamo dell’idea che l’inflazione statunitense non subisca variazioni e che la Fed sarà costretta a reagire prima di quanto il mercato si aspetti.
Mercati cinesi: Banca Popolare Cinese (BPC) in soccorso?
Permane la volatilità sui mercati cinesi. Questa settimana, Evergrande Real Estate Group è stata autorizzata dai regolatori a portare avanti una ristrutturazione ordinata del suo debito. Le obbligazioni ora vengono scambiate al di sotto di 30c e probabilmente ben al di sotto dei valori di recupero. La volatilità si sta estendendo a tutto il settore, con diversi titoli scambiati a livelli molto preoccupanti, pur presentando un quadro migliore in termini di liquidità. La situazione è simile anche al di fuori del settore immobiliare. Come discusso nel nostro Silver Bullet e nel nostro recente webinar per gli investitori, la Cina sta cercando di percorrere una diversa strada. La disuguaglianza viene affrontata nel micro (con politiche più efficaci), in contrapposizione allo stimolo monetario “a taglia unica” adottato nei Paesi occidentali. Tuttavia, pensiamo che ci sia un limite allo stress che il governo può imporre ai mercati. Una crisi sistemica che colpisce tutti gli investitori può influenzare fortemente i flussi di capitale, ed è quindi indesiderabile per un’economia molto aperta come quella cinese. Pensiamo che la soluzione definitiva possa essere trovata attraverso un maggiore allentamento fiscale e monetario. Delle nuove misure mirate di liquidità aiuteranno ad allentare la pressione sul settore e allo stesso tempo a placare i mercati. Durante l’estate, la BPC ha ridotto l’obbligo di riserva obbligatoria per le banche nazionali e ha aumentato la quota di prestiti in favore del settore immobiliare. Adesso il punto chiave sta nel capire quando avrà luogo l’allentamento. Poiché gli investitori hanno già superato diverse soglie dolorose, pensiamo che sia più probabile pensare ad un allentamento relativamente prossimo. Nel settore immobiliare, ad esempio, le vendite contratte hanno raggiunto il picco e i prezzi delle case potrebbero essere vicini a un massimo. Un intervento è quindi più urgente rispetto agli ultimi tre mesi, pensiamo pertanto che l’allentamento possa avvenire nei prossimi 3-6 mesi.
Per saperne di più sulle nostre ultime opinioni, consultate il nostro Silver Bullet | China’s Long Term Game o visitate la sezione Insights del nostro sito.
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