Covid – Timori per la nuova variante
Venerdì i mercati sono stati travolti dal panico, dopo che in Sudafrica è stato trovato un nuovo ceppo virale da Covid-19. La nuova variante appare altamente trasmissibile, sebbene i numeri assoluti sui contagi siano ancora molto bassi. Non è chiaro se la variante possa resistere ai vaccini. La scarsa diffusione del vaccino in Sud Africa, ci costringe a dover aspettare una diffusione in altri Paesi, prima di poter trarre delle conclusioni circa la sua pericolosità. I governi hanno reagito molto velocemente, con il Regno Unito e la maggior parte dei Paesi europei che hanno chiuso ai viaggi aerei con il Sudafrica. Per ora, pochissimi Paesi presentano nuovi contagi relativi alla variante, anche se il dato è in aumento. Le prime evidenze dimostrano come i casi relativi alla nuova variante siano generalmente meno gravi rispetto ai casi precedenti. La reazione del mercato è stata forte. Venerdì scorso gli indici azionari europei hanno perso il 4%, con i settori legati alle riaperture che hanno corretto tra il 7 e il 15%. Le valute ad alto beta sono scese del 2% e gli spread sul credito hanno iniziato ad allargarsi. Infine, i rendimenti sono scesi di 10 punti base in una tipica mossa da riduzione del rischio, nonostante l’inflazione elevata e la Fed più aggressiva. L’illiquidità ha probabilmente esacerbato i movimenti del mercato con l’avvicinarsi della fine dell’anno. La reazione è stata forte, sebbene disponiamo di una visibilità limitata sulla pericolosità della variante. Ci sono molti emittenti nel settore dell’ospitalità e dei viaggi che stanno assistendo a un aumento del volume di affari mantenendo una solida posizione finanziaria. Iniziamo quindi a vedere questa debolezza di mercato come un’opportunità, soprattutto nelle azioni e nei convertibili. Tuttavia, i mercati in generale potrebbero rimanere volatili, poiché diversi settori rimangono a valutazioni elevate e i timori da lockdown in Europa potrebbero continuare nelle prossime settimane. Vediamo quindi il mercato lontano dai livelli di capitolazione, ma iniziamo a intravedere alcuni cherry assets tra i più solidi a sconto.
Turchia – Crisi modalità ON
Martedì scorso è stato molto focoso per la lira turca. La valuta ha perso il 15% nel corso della giornata, spinta al ribasso dalla massiccia domanda di dollari da parte della popolazione turca, a seguito dei tagli dei tassi di interesse della settimana prima. La lira è ora più debole del 30% nell’ultimo mese e del 60% da inizio anno. La spirale discendente della lira ora sta accelerando rapidamente e la valuta non ha ancora trovato un appiglio. Anche se gli stranieri sono in gran parte non investiti nel paese (a differenza degli episodi precedenti, come ad esempio nel 2018), il temerario allentamento monetario sta innescando un’importante perdita di fiducia a livello nazionale, spingendo i privati e le aziende locali a correre in cerca di dollari. La lira non è nuova a deprezzamenti improvvisi, ma la novità è la totale assenza di supporto politico. In passato, un forte deprezzamento ha innescato una reazione politica, inizialmente sotto forma di intervento verbale e in seguito di aumento dei tassi. Questa volta, il Presidente ribadisce che il Paese è in “guerra economica” con l’Occidente, suggerendo che il livello della valuta è ora meno importante della necessità di stimolare l’economia. Pensiamo ancora che l’episodio attuale possa in fin dei conti innescare degli aumenti dei tassi, poiché il paese non ha molte altre opzioni. Tuttavia, ciò richiederà chiaramente più tempo, segnalando una maggiore pressione futura per la valuta e per la stabilità finanziaria del paese.
Fed – Sorprese da falco
Lunedì scorso, la Casa Bianca ha confermato Powell come presidente della Federal Reserve, nominando a vicepresidente la sua principale sfidante, Lael Brainard. La mossa ha avuto una percezione da falco, con Powell recepito come il candidato meno accomodante, mentre Brainard ha fatto dei commenti rassicuranti sull’inflazione poche ore dopo la sua nomina. Mercoledì la Fed ha pubblicato i verbali della riunione di novembre. Il tono era da politica restrittiva, con i membri del Monetary Policy Committee (MPC) aperti a potenziali aumenti dei tassi e ad una discussione sulla potenziale accelerazione del tapering. I verbali confermano un cambiamento radicale nella posizione della Fed: dopo che l’inflazione si è rivelata meno transitoria del previsto, la banca centrale si sta muovendo verso un atteggiamento più cauto e si sta probabilmente preparando ad un cambiamento decisivo per combattere l’inflazione, con la revisione della gestione della Fed come ultimo passo da falco. Il livello e la tendenza dell’inflazione suggeriscono che un’accelerazione sugli interventi restrittivi potrebbe essere vicina, con un potenziale aumento del tapering a dicembre o a gennaio e con 2-3 rialzi potenzialmente previsti per il prossimo anno. I mercati dei tassi hanno reagito di conseguenza alla notizia, con i rendimenti a breve in aumento durante la settimana e il rendimento del decennale che ha superato l’1.6% prima del Ringraziamento. Venerdì, i rendimenti sono scesi notevolmente a causa dei timori da lockdown. Nel complesso, rimaniamo falchi sui tassi in vista del 2022 e continuiamo a vedere l’inflazione come un fenomeno permanente non completamente considerato dalle banche centrali. Nel 2022, le banche centrali più accomodanti potrebbero diventare più restrittive, con i cali dei rendimenti nei mercati in cui le banche centrali sono già in modalità falco, che rappresenteranno un’opportunità per coprire ulteriormente il rischio sulla duration.
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