Omicron – Sicuramente più rapida, forse più debole.
La scorsa settimana è stata caratterizzata dai timori sulla variante Omicron. Le informazioni per ora sono molto scarse, ma la variante sembra diffondersi più velocemente delle precedenti. In Sud Africa, dove è stata trovata la variante, i casi sono più che raddoppiati in una settimana. La variante beta e delta hanno impiegato alcuni mesi per diventare dominanti, mentre all’Omicron sono bastate solo poche settimane. Le evidenze sulla pericolosità della variante sono più contrastanti. I dati sudafricani mostrano un livello relativamente basso di ricoveri e una percentuale inferiore di casi gravi rispetto alle ondate precedenti. Tuttavia, le istituzioni sanitarie di tutto il mondo ci mettono in guardia contro questa conclusione, poiché le evidenze sono molto precoci. Inoltre, una malattia lieve ma una trasmissione più rapida potrebbe rimanere una cattiva notizia, poiché il numero assoluto di persone che necessitano di assistenza sanitaria potrebbe risultare superiore rispetto alle ondate precedenti. Le domande chiave del mercato rimangono sulla protezione dei vaccini e sulla possibilità di ulteriori lockdown. Sul primo, i principali produttori di vaccini presenteranno i risultati nelle prossime due settimane. Le osservazioni preliminari sono alquanto incoraggianti in quanto nessun Paese in Europa o in Africa sta registrando un marcato aumento dei ricoveri ospedalieri. Riguardo ai lockdown, le restrizioni stanno aumentando man mano che si avvicina il Natale ma mantengono una forma più “morbida” (limitata nel tempo a gruppi selezionati di persone, ovvero ai non vaccinati).
Mercati – Giù con l’ascensore.
La reazione per paura dell’Omicron è stata forte. Le azioni europee hanno corretto circa del 10%, con banche, energia e viaggi tra i maggiori sofferenti. Il petrolio è ora in calo del 20% rispetto al picco di ottobre. La maggior parte dei titoli legati alla riapertura e ai viaggi hanno corretto del 20-30% e ora sono tornati ai livelli pre-vaccino. D’altro canto, il credito non ha corretto molto, ad eccezione dei mercati emergenti. Lo stesso vale per i titoli growth/tech, che hanno tenuto bene grazie a tassi più stretti sui rendimenti. Il Nasdaq è ancora vicino ai massimi dell’anno, spingendo il gap sulla valutazione tra value e growth ai massimi di 12 mesi. Nel complesso, riteniamo che l’opportunità sia nei settori legati alla ripartenza/riapertura e allo stile value, principalmente sul lato azionario. Questa è l’area in cui le valutazioni sono più compresse e dove i mercati stanno prezzando uno scenario simile a quello prevalente prima dei vaccini (ad esempio, il fatto di ritenere improbabili i voli per i prossimi due anni). Le obbligazioni convertibili in quest’area sembrano complessivamente interessanti poiché il rapporto rischio-rendimento è sbilanciato a favore degli investitori. Manteniamo un atteggiamento più cauto nei confronti del credito, poiché la correzione è stata generalmente mite ed è probabile che l’inflazione persista nel 2022.
Inflazione – Non più transitoria.
La scorsa settimana, la Fed è diventata relativamente aggressiva sull’inflazione. Negli ultimi mesi, il presidente Powell ha insistito nel definire i dati sull’inflazione “transitori”, dando un’inclinazione accomodante al passo di restringimento della Fed. Martedì scorso, in una dichiarazione, Powell ha riconosciuto che la definizione non è più adatta, poiché l’inflazione sopra il 4% ora dura da marzo e anche le componenti sottostanti stanno fornendo un quadro preoccupante. Crediamo che questo segni un passo importante. Intellettualmente la Fed sta cedendo al dogma “transitorio” che ha caratterizzato gli ultimi mesi. Ciò pone l’inflazione in cima alle priorità degli Stati Uniti e apre la strada a un maggior riconoscimento da parte di altre banche centrali globali. In pratica, l’inflazione transitoria è stato il principale motore del rifiuto ai rialzi del 2022, quindi la svolta rappresenta un potenziale semaforo verde per un tapering più rapido e una discussione sui rialzi in primavera. Nelle prossime settimane avremo le riunioni di Fed, BoE e BCE. Dati i rischi legati a omicron, una svolta più restrittiva è rinviata al 2022 per tutti loro. La Fed probabilmente eviterà di accelerare il tapering e la BoE rimanderà i rialzi dei tassi ancora una volta. È probabile che la BCE modifichi le regole dell’APP (Asset Purchase Programme) con l’avvicinarsi della fine del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) a marzo, ma senza grandi svolte restrittive. Nel 2022, l’inasprimento diventerà più aggressivo per combattere l’inflazione, che probabilmente creerà maggiore volatilità, soprattutto in considerazione del livello delle valutazioni nei mercati del credito.
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