Market Views

GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 29 agosto 2022

Jackson Hole – I falchi arrivano dall’Europa
Il congresso di Jackson Hole ha visto la BCE lanciare un messaggio molto aggressivo. Nelle sue considerazioni del fine settimana, il membro del Consiglio di Politica Monetaria Schnabel ha chiarito che la BCE è chiamata ad agire con determinazione sul fronte dell’inflazione, indipendentemente dalla fonte dell’inflazione stessa. Di conseguenza, i rialzi dei tassi dovrebbero avvenire anche nel caso in cui il fattore trainante dell’indice sia l’approvvigionamento energetico, al fine di preservare le spirali salariali e le aspettative di inflazione. Schnabel ha precisato che nella situazione attuale l’inflazione si colloca ben al di sopra della disoccupazione e della crescita, un messaggio senza precedenti per gli standard della BCE.
La BCE sembra essere molto preoccupata dei prossimi dati sull’inflazione (in uscita questa settimana per il mese di agosto) e della recente situazione dell’euro. La valuta si trova ai minimi da 5 anni in termini di tasso di cambio effettivo, il 2% al di sotto dei minimi raggiunti all’inizio dell’estate e vicino ai minimi del Covid. È pertanto necessario un intervento più rapido per mettersi al passo con i colleghi delle banche centrali e per preservare la fiducia nella valuta e le aspettative di stabilizzazione. A seguito del discorso di Schnabel, riteniamo che un rialzo di 75 pb a settembre diventi l’ipotesi di base e che il mercato dovrà prezzare ulteriori incrementi di 75 pb, aprendo ulteriori margini di rialzo per i tassi europei.
La svolta da falco segue i risultati del PMI (Purchasing Managers Index) di agosto in Europa, dati deboli ma non catastrofici. Ciò suggerisce che la BCE diventerà falco, ma non esclude una rapida inversione di tendenza se i dati dovessero peggiorare. Poiché i tassi reali rimangono profondamente negativi, la BCE è in grado di muovere i tassi rapidamente, segnalando un maggiore impegno nella lotta all’inflazione, ma producendo un impatto limitato sulla crescita. Per il momento crediamo che un ulteriore inasprimento abbia più vantaggi che costi e che la BCE continuerà a premere sull’acceleratore.
Il messaggio del Presidente della Fed Powell, invece, non è stato accomodante, ma piuttosto in linea con le comunicazioni precedenti. La Fed aveva già assunto un atteggiamento fortemente dipendente dai dati, per cui sono state fornite poche indicazioni sulle mosse future. I prossimi dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione saranno fondamentali e determineranno il percorso a breve termine dei tassi di policy. I diversi riferimenti alla disinflazione di Volcker hanno virato il discorso sul versante dei falchi, soprattutto in relazione alla nuova posizione della BCE.

Energia europea – Lo stoccaggio non basta
La crisi europea del gas continua ad aggravarsi, con la Russia che ha annunciato una nuova operazione di manutenzione del gasdotto Nord Stream 1 (di tre giorni a partire dal 31 agosto) e i prezzi del gas che continuano a salire alle stelle (+50% solo ad agosto). I notevoli miglioramenti nell’accumulo di gas e il declino della domanda di gas potrebbero non essere sufficienti per compensare il fabbisogno di consumo europeo nei prossimi mesi invernali.
Le probabili riduzioni di flussi vengono parzialmente compensate da un ampio aumento della capacità di stoccaggio in tutta Europa. La maggior parte dei Paesi ha raggiunto livelli di capacità di stoccaggio del 95-90%, con la Germania (fortemente dipendente dal gas russo) che ha superato gli obiettivi di immagazzinamento ad agosto e si trova sulla buona strada per soddisfare completamente la capacità entro il quarto trimestre. Inoltre, si è registrato un calo della domanda decisamente superiore alle aspettative, con il passaggio dell’industria verso altri combustibili.
I progressi nello stoccaggio sono apprezzabili, ma è improbabile che siano sufficienti. I dati di Gas Infrastructure Europe mostrano che, a livello aggregato, gli attuali livelli di stoccaggio saranno sufficienti a coprire solo fino al 21% del consumo di gas in Europa. A livello nazionale, con gli attuali livelli di stoccaggio, la Germania riesce a coprire circa il 20% del suo consumo, la Francia circa il 25%, l’Italia circa il 20%, la Spagna circa il 7% e il Regno Unito solo l’1%. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il consumo di gas non è lineare, ma concentrato nei mesi invernali.
In poche parole, gli stoccaggi di gas, anche qualora fossero riempiti al 100% della capacità, non risultano sufficienti a coprire il consumo di gas. La riduzione della domanda di gas determinata dal graduale passaggio verso altre fonti sarà quindi fondamentale per determinare l’entità del razionamento necessario in inverno. I dati mostrano che il flusso attuale (circa il 20% dei livelli prebellici) è in grado di sostenere i consumatori europei con gli attuali livelli di stoccaggio, ma una riduzione del flusso da questo livello non sarebbe sostenibile. Le dinamiche del mercato del gas continueranno quindi a rappresentare il principale fattore di rischio dei mercati, e un’eventuale manutenzione del NS1 più lunga del previsto a fine agosto potrebbe comportare costi elevati in termini di approvvigionamento energetico.

Indicatori PMI – Moderata debolezza
Le statistiche relative all’ indice PMI (Purchasing Managers Index) di agosto sono in linea con il consenso, con ottime notizie per quanto riguarda il settore manifatturiero, dove i dati hanno sorpreso in positivo, in particolare in Germania. I PMI europei sono rimasti intorno a 49 (47 in Germania), un livello basso ma non disastroso. L’esperienza apportata dalle recenti recessioni suggerisce che i PMI potrebbero scendere di altri 2-3 punti prima di raggiungere il fondo, a meno che il settore del gas non peggiori drasticamente. Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno registrato perdite maggiori, rispettivamente nel settore manifatturiero e in quello dei servizi.
Infatti, il PMI manifatturiero del Regno Unito ha registrato un notevole calo di 6 punti (da 52,1 a 46). La componente della produzione è scesa a 42, un livello da recessione profonda. I PMI compositi non sono stati altrettanto negativi e i servizi hanno resistito. La valutazione del PMI composito si è attestata a 50,9 contro un’aspettativa di 51 e una lettura precedente di 52,1. Negli Stati Uniti, l’indice dei servizi è crollato a 44,1 rispetto ai 49,8 di luglio, al di sotto delle stime di consenso di 49,8. Si tratta della lettura più bassa da maggio 2020. Sebbene questo dato possa essere volatile, esso conferma il calo dell’attività negli Stati Uniti.
I PMI dell’Eurozona sono scesi nuovamente a livelli di recessione, con una rilevazione composita di 49,2 rispetto alla precedente di 49,9. I dati del settore manifatturiero hanno battuto le aspettative su tutta la linea, con i dati dell’Eurozona che si sono attestati a 49,7 rispetto ai 49 attesi e alla lettura precedente di 49,8. Il PMI dei servizi ha lievemente deluso, attestandosi a 50,2 (al di sotto delle aspettative di 50,5) anche se superiore al dato manifatturiero su base assoluta. Il PMI dei servizi della Francia ha particolarmente deluso, attestandosi a 51 contro le aspettative di 53.


Algebris Investments’ Global Credit Team

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