Commento mensile

Dicembre 2024

Aggiornamento su temi economici e d’investimento

Strategia Credito Globale

Performance. A dicembre, il fondo Algebris Global Credit Opportunities ha reso tra l’1.03% e lo 0.62% a seconda delle classi azionarie. A titolo comparativo, l’indice EUR HY (BAML HE00) ha chiuso a 0.6%, l’indice US HY (BAML H0A0) a -0.4% e il governativo dei mercati emergenti (BAML EMGB) a -1.7%. Nel corso del mese, la performance (in euro, al lordo delle commissioni) è stata trainata da: (i) Credito: 48pb, di cui 40pb da obbligazioni e 8pb da CDS; (ii) Tassi: 19pb; (iii) Valute: 6pb, (iv) Azionario: 46pb e (v) Altro: 0pb.

Posizionamento corrente. Ad inizio 2025, i mercati globali del rischio rivelano valutazioni contenute e un posizionamento lungo per tutte le asset class. Gli spread del credito sono vicini ai valori minimi del 2021 e i livelli di liquidità sono bassi nonostante gli afflussi costanti. Un aumento della volatilità dei tassi o una compensazione del mercato azionario potrebbero quindi penalizzare il mercato del credito, soprattutto in considerazione dell’asimmetria negativa iniziale.

Il rapporto rischio/rendimento dei tassi statunitensi è più equilibrato rispetto a un mese fa, poiché la riunione del FOMC di dicembre ha eliminato la maggior parte dei tagli del 2025 dalla curva. Tuttavia, la curva statunitense è ancora piatta rispetto agli standard storici e si sta gradualmente irripidendo verso la soglia dei cinque anni.  Il dibattito politico statunitense in occasione dell’insediamento della nuova amministrazione potrebbe riaccendere la volatilità.

Valutazioni contenute ed elevata incertezza sono di solito sinonimo di problemi, e sospettiamo che il 2025 non farà eccezione.

Il Fondo inizia l’anno con l’esposizione creditizia più bassa dal 2022, grazie a una combinazione di bassa esposizione netta e di un minor peso nei segmenti a beta più elevato, come i finanziari e i mercati emergenti. La duration è di 2.3 anni. Lo yield to call è del 5.6%. Il posizionamento attuale è ideale per affrontare una eventuale fase di correzione del rischio nel 1° trimestre del 2025 e di avere spazio, in quel caso, per aumentare il rischio nel nostro portafoglio di liquidità.

Nel dettaglio:

  • Lo YTC del Fondo è pari al 5.6%.
  • La duration del Fondo è ora 2.3 anni, ai minimi storici.
  • Il livello di liquidità è circa al 14%, il più alto degli ultimi tre anni. Deteniamo il 43% di protezione tramite indici CDS globali e CDS sui singoli emittenti.
  • L’esposizione netta ai titoli finanziari (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 27% del portafoglio. L’asset class si è distinta per i rendimenti registrati negli ultimi 12 mesi. Rimaniamo positivi ma riduciamo alcuni dei titoli che hanno performato meglio.
  • L’esposizione netta ai titoli corporate (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 34% del portafoglio. Ci concentriamo su obbligazioni ad alto rendimento con un’esposizione limitata al rischio di mercato e una forte enfasi sui catalizzatori. Di conseguenza, l’esposizione ai titoli corporate del Fondo presenta un beta inferiore a quello degli indici societari e del resto del portafoglio.
  • L’esposizione netta ai mercati emergenti (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta l’11% del portafoglio. L’esposizione alla valuta locale è ora il 4% del Fondo.

Strategia Credito Finanziario

Il sentiment di mercato dell’ultimo mese dell’anno ha risentito della riunione del FOMC tenutasi a metà dicembre. Gli asset di rischio si sono mantenuti perlopiù positivi o stabili prima della decisione, ma l’atteggiamento più aggressivo da parte dei membri del comitato ha portato a un irripidimento della curva dei tassi statunitensi e a ripercussioni su tutti gli asset. In particolare, l’ampia dispersione della performance tra le aree geografiche è stata evidente nell’ azionario.

Mentre gli indici europei hanno mediamente guadagnato intorno al 2%, con l’Italia che ancora una volta ha sovraperformato rispetto al Regno Unito (+2,3% vs -1,3%), negli Stati Uniti il quadro è stato diverso: l’indice globale S&P è sceso del 2,5%, il Nasdaq è salito dello 0,5%, mentre il Russell è sceso dell’8,5%. Inoltre, si è verificata una brusca inversione di tendenza nel settore dei finanziari, con le banche europee che sono salite del 5% nel mese (+32% da inizio anno), mentre quelle statunitensi hanno ceduto il 7,5%, anche se hanno comunque chiuso il 2024 con un +37%.

Nel credito, gli AT1 si sono distinti ancora una volta rispetto agli altri componenti della struttura di capitale dei finanziari, con gli spread che si sono ristretti di circa 30 pb a dicembre, portando il totale da inizio anno a 175 pb. L’incessante caccia al rendimento, combinata con il costante miglioramento dei fondamentali, dovrebbe continuare a fornire una spinta al settore, dato l’interessante potenziale al rialzo rispetto a tipologie di credito più tradizionali, come i corporate IG e HY, in questo momento storico.

Il settore finanziario europeo rimarrà probabilmente sotto i riflettori per quanto riguarda le operazioni di fusione e acquisizione, dato che le poche transazioni in corso proseguiranno anche nel nuovo anno. I titoli finanziari italiani e inglesi restano i più presenti nei media, anche se ci aspettiamo che nel 2025 potremo finalmente assistere a degli accordi sia in Spagna che in Germania. Di fronte alla prospettiva di una riduzione dei tassi d’interesse europei, nel tentativo della BCE di arrestare il rallentamento dell’economia, alcune banche potrebbero essere costrette ad accettare offerte, dato il peso sui profitti della sfortunata combinazione di calo dei ricavi da interessi e costi di gestione più alti.

L’attività primaria a dicembre è stata particolarmente contenuta (solo €5mld), dato che gli emittenti erano già stati piuttosto attivi negli ultimi mesi. Rispetto all’anno precedente, nel 2024 le emissioni di capitale sono aumentate del 50% circa, mentre i finanziamenti tramite titoli garantiti sono diminuiti del 40%. Considerando che per i finanziari europei negli ultimi 5 anni il segmento dei titoli garantiti ha rappresentato circa la metà delle emissioni sul primario, sarà interessante vedere come quest’anno gli emittenti si adatteranno a livelli meno attraenti di questi titoli.

Strategia Azionario Finaziario

Il 2024 è stato un altro anno positivo per il fondo, che ha generato ~450 bps di alfa e rendimenti assoluti molto elevati. Si tratta del quarto anno consecutivo di generazione di alfa superiore ai 400 bps, in un contesto volatile e con un panorama di mercato fortemente eterogeneo da fronteggiare (la ripresa post Covid nel 2021, il calo dei mercati azionari e obbligazionari nel 2022, i fallimenti bancari nel 2023 e la volatilità a livello politico nel 2024). Il nostro obiettivo rimane quello di navigare qualsiasi contesto di mercato, con un’elevata attenzione al rendimento assoluto e mantenendo una certa flessibilità in questo settore altamente volatile. Continuiamo a vedere opportunità con un rapporto rischio/rendimento molto interessante nel segmento delle banche europee e in quello delle assicurazioni vita statunitensi, nonché nelle banche statunitensi.

Focalizzandoci sulla performance 2024, tutti i sottosettori hanno contribuito positivamente, ma menzioniamo in particolare le banche (responsabili dei due terzi della performance) e le assicurazioni (responsabili di quasi il 20% dei ritorni). Dal punto di vista geografico, l’Europa e gli Stati Uniti sono stati i principali protagonisti, in linea con la nostra esposizione nel corso dell’anno. Solo tre posizioni sono costate al fondo più di 15 bps nel 2024, mentre 27 posizioni hanno contribuito con almeno 50 bps. I singoli titoli che hanno contribuito maggiormente sono stati Barclays, Standard Chartered, Equitable, Unicredit, Santander, Direct Line, Beazley e Carlyle, che rappresentano un mix diversificato delle nostre principali esposizioni in ambito bancario, assicurativo e finanziario.

In prospettiva, il portafoglio si posizionerà tatticamente sulle banche europee. Siamo molto positivi su questo settore, in quanto le valutazioni rimangono molto convincenti e i profitti nei prossimi 2-3 anni saranno elevati. Dopo alcuni anni eccellenti, i titoli bancari europei in termini assoluti sono tornati ai livelli del 2017 e le valutazioni sono ferme ai livelli minimi precedenti (circa 6,5 volte gli utili futuri). Riteniamo che la redditività delle banche in Europa si rivelerà molto più solida del previsto, il che dovrebbe favorire una forte rivalutazione del settore. La forte crescita dei dividendi e del valore per azione – entrambi largamente assenti nell’ultimo decennio – dovrebbe sostenere la continua crescita delle azioni anche in quello che sarà inevitabilmente un contesto macro e geopolitico volatile nei prossimi 12-24 mesi.

Un altro cambiamento rilevante nel posizionamento del portafoglio nel corso dell’ultimo anno è l’aumento dell’esposizione al settore assicurativo, che era pari a circa il 15% alla fine del 2023 e che ora si colloca sopra al 25%. Ciò è dovuto principalmente alle nostre partecipazioni nelle assicurazioni ramo vita statunitensi, un settore su cui siamo estremamente ottimisti grazie ai bilanci solidi, ai forti rendimenti dei flussi di cassa e ai modelli di business che beneficeranno di tassi più elevati e di curve di rendimento più ripide. Abbiamo anche aumentato l’esposizione alle assicurazioni ramo danni del Regno Unito, la cui redditività è stata incrementata dai mercati più aggressivi degli ultimi anni, alla luce dei ritorni del capitale attesi. Siamo ben posizionati per fusioni e acquisizioni che probabilmente continueranno ad interessare entrambi i sottosettori nei prossimi 12-18 mesi.

Negli ultimi due anni, ci siamo posizionati tatticamente sulle banche statunitensi, che hanno registrato una grande volatilità a causa del ciclo di rialzi della Fed, dei fallimenti delle banche, dei cambiamenti normativi e, più di recente, dell’incertezza elettorale.  Se a novembre le grandi e piccole banche statunitensi hanno guadagnato rispettivamente il 13% e il 15% sulla scia delle elezioni americane, a dicembre gran parte di questi guadagni si sono erosi e molti titoli bancari sono ora al di sotto dei livelli pre-elettorali. Nelle ultime settimane abbiamo approfittato di questa situazione per virare su titoli le cui prospettive sono diventate più favorevoli in seguito alle svendite e ai conseguenti declassamenti. La curva notevolmente più ripida (il differenziale chiave tra i tassi a 3 mesi e quelli a 5 anni si è ampliato di oltre 100 punti base nell’ultimo trimestre dell’anno, tornando positivo per la prima volta dal 2022) indica una rivalutazione dei rendimenti dei titoli a reddito fisso, che fungerà da potente spinta per la crescita dei margini d’interesse delle banche nel medio termine.

Si tratta di una inversione di tendenza rispetto agli ultimi 18-24 mesi. Inoltre, l’allentamento del contesto normativo dovrebbe portare a un notevole aumento dei rendimenti del capitale rispetto agli anni precedenti. All’inizio di gennaio, infatti, il vicepresidente della Fed per la vigilanza Michael Barr, uno dei principali sostenitori di requisiti patrimoniali più stringenti, si è dimesso dalla sua carica di supervisore, rendendo le prospettive per le banche ancora più positive. Abbiamo infine investito in diverse banche impegnate in operazioni di acquisizioni o di  restructuring, e ci aspettiamo ulteriori opportunità di impiegare il capitale in situazioni simili, che tendono ad offrire sconti molto interessanti per i nuovi investitori.

 

Strategia Azionario Sostenibile

Dicembre è stato un mese leggermente negativo per mercati azionari globali, la cui performance è stata principalmente influenzata dalla reazione del mercato azionario statunitense ai commenti hawkish della Fed. Il dot plot della Fed aggiornato segnala ora un minor numero di tagli dei tassi previsti nel 2025, a testimonianza della solidità dell’economia statunitense.

I dati macroeconomici statunitensi sono rimasti buoni, con il PIL del terzo trimestre che ha raggiunto il 3,1% anno su anno e l’occupazione che rimane forte. L’inflazione è ancora significativamente al di sopra del livello target del 2%, con il CPI che a novembre si è attestato al 2,6% su base annua. Mentre la Fed ha ridotto i tassi di 25 punti base a dicembre, il presidente Powell ha segnalato un minor numero di tagli nel 2025, contribuendo a un ulteriore apprezzamento del dollaro statunitense rispetto all’euro. La BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base e ha confermato le aspettative di ulteriori tagli nel 2025 a causa della stasi dell’economia. Questo nonostante il recente rialzo dell’inflazione, che a dicembre è salita al 2,7% annuo.

Il fondo è sceso del 6,5% a dicembre, portando la performance a +7,5% da inizio anno. Il rendimento del mese è stato influenzato dalla significativa flessione del settore industriale negli Stati Uniti, con la fine dell’ “effetto Trump” e le variazioni dei tassi d’interesse che hanno colpito i titoli più sensibili a questi ultimi, come quelli del settore immobiliare. In termini di attività di portafoglio, abbiamo ribilanciato alcune posizioni in Europa, aumentando EssilorLuxottica, ASML e Prysmian, mentre negli Stati Uniti abbiamo incrementato Core&Main, a seguito degli ottimi risultati trimestrali.

La performance è stata guidata dal nostro approccio top-down basato sull’analisi dei fondamentali grazie a una serie di motivi. Il primo è una significativa accelerazione degli utili per azione alla luce della notevole tenuta dell’economia globale, soprattutto per i temi ESG da noi trattati. In secondo luogo, la tendenza dell’inflazione a tornare verso i target e la capacità delle società in portafoglio di garantire solidi margini lordi e, infine, la forte generazione di flussi di cassa che offre opportunità di fusioni e acquisizioni.

Con un portafoglio concentrato e un focus sulla crescita nel medio-lungo periodo, il Fondo investe in società di valore, con notevoli vantaggi competitivi, forte potere di mercato, significative barriere all’ingresso, bilanci solidi e una sana generazione di flussi di cassa che possono essere reinvestiti generando un elevato rendimento del capitale investito.