In un post che abbiamo pubblicato qualche tempo fa, avevamo discusso come l’Italia sia il Paese che esemplifica più chiaramente il grado di solidarietà fiscale inerente all’iniziativa Next Generation EU. Poiché la fase di implementazione sarà fondamentale per il successo e la credibilità dell’iniziativa, qui iniziamo a esaminare ciò che a oggi è noto riguardo al piano di spesa italiano.
Il procedimento
Al fine di beneficiare della Recovery and Resilience Facility, la voce di spesa più consitente nell’ambito del pacchetto Next Generation, agli Stati membri è richiesto di presentare dei piani per la ripresa che delineino gli investimenti in progamma e l’agenda di riforma nazionale. Ciò dovrebbe essere basato sulle raccomandazioni specifiche per paese prodotte dalla Commissione negli anni più recenti, e in particolare nel 2019 e 2020. Le linee guida pubblicate la settimana scorsa dalla Commissione suggeriscono che gli investimenti e le riforme debbano concentrarsi in sette ambiti di riferimento:
- Power up: tecnologie pulite future-proof e rinnovabili.
- Renovate: miglioramento dell’efficienza energetica di edifici pubblici e privati.
- Recharge and Refuel: trasporto sostenibile, accessibile e smart;
- Connect: estensione rapida di servizi di banda larga a tutte le regioni e famiglie, inclusi servizi di fibra e network 5G.
- Modernise: digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione, inclusi i sistemi giudiziario e sanitario.
- Scale-up: potenziamento della cloud capacity industrial e sviluppo capacità computazionale cutting-edge, potente e sostenible.
- Reskill and upskill: adattamento dei sistemi di istruzione a supporto delle competenze digitali e del training professionale per tutte le fasce di età
In seguito all’accordo del Parlamento europeo e del Consiglio sulla proposta legislativa, il termine formale per la presentazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza (NRRP) sarà il 30 aprile 2021. Tuttavia, gli Stati membri sono incoraggiati a presentare le bozze dei loro piani a partire dal 15 ottobre 2020.
Cosa sappiamo del NRRP Italiano
Il governo italiano non ha ancora rilasciato una bozza ufficiale del NRRP, ma diversi documenti non ufficiali sono stati resi pubblici dai giornali e contengono bozze di pianificazione che sono interessanti da valutare, in attesa della pubblicazione ufficiale di una bozza.
L’obiettivo centrale del NRRP – descritto in un documento datato il 15 settembre e pubblicato dal Corriere della Sera – è quello di raddoppiare il tasso di crescita medio del PIL (portandolo da 0.8% degli ultimi dieci anni a 1.6%), aumentare gli investimenti pubblici fino al 3% del PIL, portare la spesa per ricerca e sviluppo al 2.1% del PIL, aumentare il tasso di occupazione di 10 punti percentuali, e migliorare una serie di altri indicatori socio-economici qualitativi. I progetti del NRRP dovrebbero essere organizzati intorno a 6 cluster tematici: digitale, verde, mobilità, istruzione e training, equità, salute. Questi cluster saranno inseriti in un quadro di “riforme abilitanti” in aree di nota criticità per la scarsa crescita italiana, tra cui il sistema giudiziario, l’efficienza della pubblica amministrazione, il mercato del lavoro e il sistema fiscale.
I progetti sono proposti dai Ministeri secondo un processo bottom-up. Il rischio insito in questo processo è quello di scatenare un eccesso di progetti relativamente piccoli e incoerenti, senza una visione globale sottostante. Questo rischio è visibile in una lista preliminare pubblicata dalla stampa il 14 settembre, che contiene circa 390 progetti per un totale di 454 miliardi di euro, cioè più del doppio rispetto all’ammontare disponibile per l’Italia nel contesto di Next Generation EU. Tra questi, 130 sono progetti relativamente piccoli, per un valore in media inferiore ai 200 milioni ciascuno (Tabella 1). Se guardiamo alla composizione della lista, il 15% di tutti i progetti in questa lista preliminare sono attribuiti al Ministero della Salute. Se da un lato è naturale che l’investimento nel sistema sanitario nazionale sia ai primi posti nella lista delle priorità, parte di questi investimenti sarebbero in tutta probabilità eligibili per la nuova linea di credito del MES (il Pandemic Crisis Support) – e utilizzare i fondi MES permetterebbe di liberare ulteriori risorse di Next Generation EU da investire invece in altre aree chiave come istruzione e lavoro (i cui Ministeri contano insime per meno del 9% dei fondi richiesti, stando a questa lista preliminare).
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La parte del leone sembra giocarla il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), con 6 progetti sulla lista preliminare, per un costo di oltre 150 miliardi. Un focus sui progetti proposti dal MISE è disponibile in un documento datato 27 Agosto, anch’esso reso pubblico online. Questo socumento ci permette di mappare i progetti in tre aree che sono a grandi line comparabili con le priorità espresse nel piano per la ripresa francese (già pubblicato) (Table 2). Ovviamente, si tratta di un confronto parziale, in particolare perché spesso è difficile attribuire univocamente i progetti a una sola delle categorie, ma può comunque servire a farsi un’idea del processo e della visione sottostanti. I progetti proposti dal MISE sono raggruppati in tre aree: verde, digitale, e competitività. Ciò rende difficile misurare gli impatti occupazionali e sociali dei progetti – che sono invece descritti più chiaramente nel piano francese. Questo aspetto è quello in cui complementarità e sinergie con progetti proposti da altri Ministeri (in particolare quelli che si occupano di lavoro e istruzione) dovrebbero essere ricercate nel processo finale di selezione top down dei progetti.
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In secondo luogo, le allocazioni all’interno dei cluster green e digital sembrano essere molto polarizzate nel caso italiano: ad esempio, il 41% dei fondi richiesti all’interno del cluster green sono per progetti relativi alla riqualificazione energetica degli edifici, e il 53% dei fondi richiesta all’interno del cluster digitale sembra concentrarsi su progetti di cybersecurity e tecnologia digitale. Nel piano francese, le allocazioni all’interno dei singoli cluster sono tendenzialmente più equilibrate: ad esempio, all’interno del cluster verde, un peso quasi uguale è dato alla riqualificazione dell’edilizia, alla tecnologia verde e alla mobilità. Questo diverso equilibrio può essere dovuto a differenze nel processo sottostante, ma crea un rischio che l’effetto economico del piano italiano sia molto sbilanciato tra i settori, a meno che questo problema non venga affrontato nella selezione finale dall’alto verso il basso.
Nel complesso, sappiamo ancora troppo poco del NRRP italiano per poterne valutare l’impatto in termini di crescita e occupazione. Poiché il costo totale dei progetti proposti supera lo stanziamento a cui il nostro Paese ha diritto nell’ambito di Next Generation EU, è chiaro che il ruolo della selezione finale top down sarà cruciale. A questo proposito, è positivo che le linee guida del governo affermino esplicitamente che i progetti “dinosauro” con problemi di implementazione noti saranno penalizzati, mentre la preferenza sarà data a progetti rapidamente implementabili, che offrono una stima chiara e trasparente dell’effetto sull’occupazione e che includano partenariato pubblico-privato (un elemento chiave per garantire che l’esperienza del settore privato possa svolgere un ruolo sinergico con le proposte ministeriali). Rispettare queste regole e creare un sistema di monitoraggio rigoroso e di rendicontazione trasparente per la fase di attuazione, sarà indispensabile affinché il piano abbia un impatto significativo sull’economia italiana.