Omicron – Più casi, meno lockdown.
Durante le vacanze natalizie, i casi di Covid sono esplosi a livello globale. Gli Stati Uniti ora, analogamente all’Europa, registrano più di 1 milione di casi al giorno. Anche i tassi di positività sono aumentati significativamente e ora si aggirano intorno al 20%. Con la variante Omicron che diventa dominante nella maggior parte dei Paesi occidentali, i casi di Covid stanno accelerando e raggiungendo i massimi storici. La buona notizia è che ci sono sempre più evidenze scientifiche che dimostrano come la variante causi un’infezione più lieve. Negli Stati Uniti e in Europa i ricoveri e i decessi stanno aumentando in modo lieve e in proporzione molto inferiore ai casi. Anche i casi gravi stanno diventando meno frequenti tra i ricoverati e concentrati tra la popolazione non vaccinata. Di conseguenza, i governi stanno muovendosi verso restrizioni più morbide (e non più severe) di fronte alla nuova ondata, per la prima volta dall’inizio della pandemia. Nel Regno Unito, le regole di quarantena e di viaggio sono state allentate. Nella maggior parte dell’Europa meridionale l’isolamento è ora richiesto per i casi positivi ma non per i contatti stretti. Negli Stati Uniti, le restrizioni non sono state imposte nonostante il forte aumento dei casi. L’allentamento delle restrizioni in Occidente probabilmente bilancerà l’approccio asiatico più severo, compensando in qualche modo l’impatto negativo della variante Omicron sulla crescita del primo trimestre 2022 e aiutando un piccolo primo passo da pandemia a malattia endemica.
Tassi: la festa è finita.
La prima settimana dell’anno ha visto un marcato allargamento dei tassi USA, cosa che ha innescato un forte riprezzamento delle asset class sensibili ai tassi, le stesse che hanno sovraperformato negli ultimi due anni. Riteniamo che questa settimana possa essere abbastanza indicativa delle dinamiche di mercato che potrebbero caratterizzare il resto dell’anno. In seguito ai verbali della Fed meno accomodanti e alle discussioni su una potenziale stretta quantitativa nel corso del 2022, i tassi reali sono aumentati di quasi 25 pb in una settimana, avvicinandosi ai massimi di un anno. Di conseguenza, il cambio EUR/USD si è avvicinato a 1,12, l’indice Nasdaq ha perso quasi il 5% e il credito di mercati emergenti e high yield ha iniziato ad allargarsi. Anche l’attività di nuove emissioni ha iniziato a riprendersi, nonostante un panorama di tassi più impegnativo. Dall’altro lato, i titoli value e ciclici sono rimasti piatti e i settori legati alla riapertura stanno sovraperformando grazie alle buone notizie sulla variante Omicron. Pensiamo che queste migliori condizioni sui titoli legati alla ripartenza saranno più tangibili più avanti nel corso del primo trimestre. L’anno scorso, i tassi si sono allargati soprattutto per l’aumento dell’inflazione. Nel 2022 le banche centrali reagiranno, innescando un repricing dei tassi reali, storicamente più impattanti per gli asset di rischio. I titoli tecnologici e di consumo hanno chiuso l’anno ai massimi, con valutazioni ancora superiori del 30% alla media storica. Gli spread di credito sono vicini ai minimi a 5 anni, e i deflussi nelle obbligazioni cash non si sono materializzati nonostante una certa debolezza nell’ultimo trimestre. Vediamo quindi il 2022 come un anno complessivamente impegnativo per gli asset di rischio, con una debolezza concentrata nelle aree che hanno beneficiato maggiormente del QE e dei bassi tassi post Covid (titoli di stato dei Paesi sviluppati, tech, credito dei mercati emergenti e high yield, oro, crypto). Crediamo, tuttavia, che il valore possa essere trovato in attività selezionate, soprattutto tra le commodity/proxy dell’inflazione e i settori legarti alla riapertura e nella gestione attiva dato che il valore della copertura del rischio di credito e dei tassi sarà più importante che mai nel 2022.
Kazakistan – Un altro fronte aperto per la Russia?
In Kazakistan, grandi proteste sono scoppiate in strada in seguito ai recenti decisivi aumenti delle bollette e del più ampio livello di inflazione. Le proteste si sono rapidamente trasformate in una grande folla antigovernativa. L’attuale governo è ancora espressione dell’ex presidente Nazarbayev, che ha governato il Paese per vent’anni e sotto il quale le elezioni non sono state libere ed eque secondo gli standard internazionali. La Russia e gli attori regionali sono intervenuti con truppe per aiutare a calmare le proteste di massa e la situazione interna potrebbe calmarsi di conseguenza. Le proteste in Kazakistan hanno aggiunto un po’ di nervosismo sulla geopolitica nell’Europa dell’Est, soprattutto viste le tensioni di dicembre in Ucraina. Vediamo questo come un problema separato, in quanto deriva da tensioni interne, ed è in gran parte indipendente dalla situazione ucraina. Il Kazakistan ha comunque un ruolo strategico per la Russia date le riserve di gas e petrolio; quindi, l’impegno della Russia a proteggere il governo rimarrà alto, anche se le proteste dovessero peggiorare. È improbabile che i Paesi occidentali reagiscano alla situazione locale per ora, ma proteste prolungate potrebbero scatenare una certa attenzione, come è successo per la Bielorussia. Quindi, anche se è improbabile che scateni una forte reazione immediata, il Kazakistan potrebbe essere il prossimo fronte aperto per la Russia nei prossimi mesi.
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