Cina – È ora di riaprire
Le speculazioni sul destino della politica cinese Zero Covid hanno recentemente attirato l’attenzione. Dopo che il presidente Xi Jinping ha difeso la propria linea in occasione del congresso del Partito Comunista, gli investitori si sono chiesti quale sarà il prossimo passo da compiere, visto che i lockdown e i test a tappeto sono continuati.
Tuttavia, dopo il discorso di Xi al congresso del Partito, sono emersi alcuni segnali concreti che indicano che i funzionari cinesi hanno quantomeno avviato un dialogo su come alleggerire gli aspetti più restrittivi della politica Zero Covid: i funzionari stanno discutendo su come ridurre ulteriormente la quarantena alberghiera obbligatoria per i viaggiatori in arrivo. Inoltre, l’autorità di regolamentazione del trasporto aereo ha anche incoraggiato le compagnie aeree di proprietà statale ad effettuare più voli.
Sul fronte dei vaccini, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dato la prima indicazione che la Cina potrebbe essere disposta a distribuire vaccini Covid stranieri più efficaci: la Cina ha accettato di approvare il vaccino BNTX/Pfizer per i residenti stranieri, la prima approvazione di un vaccino a base mRNA nel Paese.
Tuttavia, non è ancora chiaro se la Cina si stia preparando a porre fine alla sua politica zero Covid, senza che vi siano segnali concreti di un allentamento della sua politica interna di blocco dei vaccini, di limitazione dei viaggi interni e di frequenti test di massa.
Nel complesso, pur dovendo vedere ulteriori passi concreti nelle vaccinazioni, nelle capacità ospedaliere, nell’allentamento dei regimi di frontiera (per citare solo alcuni esempi), riteniamo che la fine della linea Zero Covid possa avvicinarsi gradualmente. A tal proposito, riteniamo che la Cina abbia il potenziale per sovraperformare gli Stati Uniti e il resto del mondo se gli sviluppi positivi continueranno. Dopo che le prime notizie si sono susseguite, la scorsa settimana l’indice HSCEI ha chiuso in rialzo del 13% e lo yuan si è apprezzato del 3,5% circa rispetto al dollaro nello stesso periodo.
Inflazione USA – Segnali di un picco imminente
La scorsa settimana, l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) complessivo del mese di ottobre è salito del 7,7% su base annua, in calo rispetto alla lettura dell’8,2% di settembre e al di sotto delle aspettative del 7,9%. Anche l’inflazione core ha battuto le aspettative, attestandosi al 6,3% annuo, in calo rispetto al 6,6% di settembre. L’inflazione di ottobre è stata la più bassa lettura annuale dal gennaio 2022.
La composizione del dato aumenta le speranze di un potenziale ulteriore ribasso. La disinflazione dei beni principali si sta estendendo agli articoli per la casa, con le materie prime che restano in frenata. I servizi rimangono più rigidi, ma non mostrano segnali di aumento. I prezzi delle auto usate e degli articoli legati all’industria continuano a scendere fortemente. L’aumento dei prezzi degli affitti e degli immobili rimane elevato, ma tendono a muoversi con un certo ritardo rispetto alle condizioni di mercato, e gli indicatori di coincidenza stanno già scendendo.
Nel complesso, il rapporto di ottobre ha fornito la prima sorpresa al ribasso rispetto alle aspettative da luglio e riteniamo che probabilmente spianerà la strada a un rallentamento della Fed per un rialzo di 50 punti base (pb) a dicembre. Sebbene un buon dato sull’IPC non dimostri nulla, riteniamo che quello della scorsa settimana possa cambiare le carte in tavola. Questo dato, insieme alla debolezza dell’occupazione domestica nell’ultimo rapporto sui posti di lavoro, conferma la nostra opinione secondo cui potremmo essere vicini al picco restrittivo della Fed, in linea con le nostre previsioni della scorsa settimana. Attualmente, il mercato prevede un tasso terminale del 4,9% per maggio 2023.
Bilancio del Regno Unito – Si torna in carreggiata
Il Cancelliere alle finanze del Regno Unito annuncerà un sostanziale consolidamento fiscale pluriennale nella Dichiarazione d’Autunno del prossimo giovedì 17 novembre. Come noto, Jeremy Hunt si propone di trovare risparmi pari a circa 50 miliardi di sterline fino al 2025/26. Per risparmiare 50 miliardi di sterline, la spesa pubblica reale nel 2025/26 dovrà essere inferiore di circa l’1,2% rispetto a quella del 2022/23.
I ministri delle finanze inseriscono sempre un certo margine di manovra nei loro piani, in modo da non dover intervenire in maniera improvvisa in caso di lievi deterioramenti delle prospettive economiche o dei costi di finanziamento. Riteniamo quindi plausibili le indiscrezioni di stampa secondo le quali Hunt cercherà di ottenere un risparmio annuo di circa 50 miliardi di sterline. Inoltre, pensiamo che il mercato dei Gilt sarà soddisfatto solo da un piano di consolidamento che raccolga somme significative nel primo anno, data la forte tendenza dei ministri a cancellare o ritardare le misure di restringimento appena prima della loro effettiva entrata in vigore.
Per quanto riguarda la ripartizione tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse, recenti notizie suggeriscono che il Cancelliere stia ora privilegiando una ripartizione 60/40, piuttosto che un approccio strettamente bilanciato. Questa scelta ha una logica, dato che sarà più facile ridurre i piani di investimento nel settore pubblico. I tagli agli investimenti potrebbero plausibilmente far risparmiare 11 miliardi di sterline, mentre 5 miliardi possono essere risparmiati rinunciando al previsto aumento degli aiuti verso l’estero. Probabilmente Hunt rivedrà anche l’aumento dei sussidi ad aprile, optando per un aumento in linea con i salari piuttosto che con i prezzi, risparmiando altri 5 miliardi di sterline.
Per quanto riguarda le tasse, riteniamo che le imposte a raffica non siano strumenti di raccolta di denaro a lungo termine; un aumento dell’IVA potrebbe avere effetti secondari dannosi sull’inflazione. L’imposta sulle società probabilmente non sarà toccata da Hunt, dato che l’aliquota principale dovrebbe già salire al 25% in aprile, dal 19%. Gli aumenti dell’imposta sul reddito dovranno quindi svolgere un ruolo importante nel riempire il buco fiscale.
In termini di implicazioni per la politica monetaria, riteniamo che la potenziale realizzazione di un inasprimento fiscale nel bilancio di novembre, ulteriori dati di crescita deboli e un rallentamento del ritmo globale di rialzo dei tassi – da parte della Fed e della Banca Centrale Europea (BCE) – consentiranno alla Bank of England (BoE) di frenare nei toni da falco a dicembre e anche nel 1° trimestre del 2023.
Elezioni di Midterm negli Stati Uniti – Più serrate del previsto
La scorsa settimana, le voci di un’ondata rossa si sono infrante in un Election Day decisamente meno trionfale per i repubblicani. I repubblicani sembrano ancora in grado di conquistare la maggioranza alla Camera nelle elezioni di midterm, anche se con un margine inferiore a quello previsto. Per quanto riguarda il Senato, i risultati si sono dimostrati più ravvicinati: nel fine settimana i Democratici hanno ottenuto la vittoria del senatore Cortez Mastos in Nevada, assicurandosi almeno una suddivisione 50-50 ancora prima del ballottaggio in Georgia del prossimo 6 dicembre. L’esito della maggioranza alla Camera sarà chiarito in tempi brevi. Le elezioni per la Camera negli Stati che chiudono presto i seggi e riportano rapidamente i risultati forniranno probabilmente i primi indizi sulla composizione della maggioranza alla Camera.
Nel complesso, i risultati in entrambe le camere sono più ravvicinati del previsto. Molte delle gare chiave per la Camera non sono ancora state definite, ma i risultati preliminari suggeriscono che i repubblicani otterranno una maggioranza risicata alla Camera. Con i Democratici che probabilmente conquisteranno il Senato e con la corsa per il controllo della Camera che rimane serrata, il risultato finale sembra comunque essere quello di un governo diviso.
Riteniamo che la reazione del mercato a una vittoria repubblicana dovrebbe essere moderata. Una vittoria dei Democratici a sorpresa, sia alla Camera che al Senato, potrebbe pesare sulle quotazioni azionarie, in quanto gli operatori di mercato potrebbero aspettarsi ulteriori aumenti delle imposte sulle società. Anche i tassi di interesse potrebbero aumentare in questo scenario, poiché gli operatori di mercato potrebbero aspettarsi una legislazione con obiettivi di spesa aggiuntiva, che porterebbe a una politica monetaria più restrittiva, a parità di altre condizioni.
Team Algebris di Strategie di Credito Globale
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