Italia – Schiacciante vittoria della destra
Le elezioni italiane si sono concluse con una solida vittoria della coalizione di destra. I tre partiti hanno ottenuto complessivamente circa il 44% dei voti, portando la coalizione ad avere una maggioranza assoluta, secondo l’attuale sistema, in entrambe le Camere. Fratelli d’Italia (il partito di Giorgia Meloni) ha dato una grande dimostrazione di forza, raggiungendo il suo massimo storico in termini di preferenze, pari al 26%, circa l’8% in più del secondo partito (PD). Il risultato apre alla possibilità di un governo molto stabile, caratteristica poco ricorrente nella politica italiana, sempre che continui ad esserci unità all’interno della coalizione. La Lega, il partner più debole della coalizione vincente, ha deluso le aspettative, totalizzando preferenze pari all’incirca all’8%. Pertanto, visto lo scarso risultato ottenuto, il partito risulterà meno decisivo per il nuovo governo e potrebbe persino esercitare una certa pressione sull’attuale leadership, un segnale complessivamente positivo per i mercati. Guardando alla situazione dal punto di vista del mercato, le prossime settimane di formazione del governo saranno decisive. La Meloni non è molto conosciuta a livello internazionale e non ha esperienza di governo. I mercati sono quindi ancora in fase di sperimentazione, e sono pronti a testare questa nuova leadership giorno dopo giorno, specialmente in questo attuale contesto di volatilità. La nomina al Ministero delle Finanze e la prossima legge di bilancio saranno i primi elementi chiave da tenere monitorati. Anche la coerenza con il messaggio del precedente governo sulla Russia, sui fondi UE e sulla politica energetica rimarrà sul radar dei mercati.
Regno Unito – Il mini-budget diventa maxi
Nel Regno Unito, il mini-budget volto ad apportare una riduzione dei costi energetici si è trasformato in una massiccia espansione fiscale. Il neo-cancelliere e tesoriere britannico, Kwasi Kwarteng, ha aggiunto al progetto di legge una riforma del sistema fiscale sul reddito, un taglio dell’imposta di bollo sugli immobili e una riduzione delle imposte societarie. I tagli complessivi sono chiaramente rivolti ai massimi redditi, e il tono del discorso si è concentrato sulla priorità della crescita rispetto alle preoccupazioni redistributive, oltre che sul rimpatrio dei banchieri dopo l’esodo della Brexit. L’entità del pacchetto non è ancora chiara, ma potrebbe ammontare a 40 miliardi di sterline all’anno, oltre ai 60 miliardi di sterline previsti per gli sgravi energetici. Il totale equivarrebbe ad un deterioramento del deficit fiscale pari al 5% sul PIL. Inoltre, considerando che la Bank of England (BoE) ha appena iniziato il Quantitative Tightening (QT), l’offerta di Gilt (titoli di stato inglesi) potrebbe arrivare a pesare per il 7-8% del PIL nei prossimi dodici mesi. Il mercato ha punito pesantemente gli asset del Regno Unito, che si avvia verso una forte espansione fiscale in un contesto di inflazione elevata e tassi di interesse in aumento. La sterlina è scesa sotto quota 1,06 contro il dollaro, un minimo pluriennale, e i rendimenti sui Gilt a 5 anni sono aumentati di oltre 50 pb, superando il livello del 4%. Il mercato sta facendo sempre più pressione sulla BoE per un emergenziale rialzo dei tassi, solamente due giorni dopo che la banca centrale ha aumentato il tasso di policy di 50 pb. Nel complesso, pensiamo che il Regno Unito si sia orientato verso un’espansione fiscale poco concorde con l’attuale congiuntura economica, poiché l’inflazione elevata riduce lo spazio per gli scostamenti di bilancio, e dopo la Brexit la credibilità macro-complessiva si è ridotta. Riteniamo quindi che il mercato continuerà a mettere alla prova le autorità, e che gli asset britannici rimarranno sotto pressione fino a quando la BoE non effettuerà un rialzo più deciso, o il governo non presenterà un piano credibile per ripristinare la traiettoria fiscale dopo l’espansione prevista per il 2022/23.
Volatilità diffusa – Qui per restare
La scorsa settimana abbiamo assistito a una raffica di dichiarazioni rilasciate da parte delle banche centrali globali. La Federal Reserve si è dimostrata aggressiva, con un rialzo di 75 pb e una forte revisione al rialzo del suo tasso terminale al 4,6%, nonostante l’indebolimento delle previsioni di crescita per il 2023. La BoE ha incrementato i tassi di 50 pb e ha avviato il Quantitative Tightening, un programma attivo di riduzione del proprio bilancio, dopo l’espansione avuta nel periodo del Covid. Anche in Norvegia e in Svizzera si sono registrati forti rialzi. In Giappone, la Bank of Japan (BoJ) è risultata accomodante e si è astenuta dall’azione politica, ma ha dovuto affrettarsi a sostenere la propria valuta, in quanto lo yen è finito sotto pressione a seguito della riunione di politica monetaria. In generale, le valute asiatiche rimangono sotto pressione, poiché il differenziale sui tassi d’interesse rispetto agli Stati Uniti si sta allargando in favore di questi ultimi. In effetti, le valute rimangono sotto pressione anche in Cina e in India. Tra i mercati emergenti, il Sudafrica ha aumentato i tassi mentre il Brasile ha concluso il proprio ciclo di rialzi. Nel complesso, le banche centrali continuano ad essere in modalità gara. La Fed sta dettando un tono hawkish al mercato, con le altre banche centrali globali che devono scegliere se tenere il passo innalzando la parte a breve della curva dei rendimenti interna (Europa), o se restare indietro e subire un indebolimento della propria valuta (Giappone). I Paesi in cui la banca centrale è in ritardo e il mix di politiche non è credibile ottengono pressioni su entrambi (Regno Unito). Nel complesso, la volatilità rimane elevata e diffusa, con i mercati che sono molto meno indulgenti nei confronti delle politiche fiscali dei governi, rispetto ai tempi del Quantitative Easing a tempo indeterminato. La volatilità dei rendimenti e dei tassi di cambio è quindi destinata a persistere nei mercati globali, almeno fino a quando la Fed non fornirà indicazioni sul termine del ciclo di rialzi.
Team Algebris di strategie di credito globale
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