Piano di salvataggio USA – Approvati 1,9trn di dollari.
Durante il fine settimana, il Senato degli Stati Uniti ha approvato con 50-49 voti la proposta di legge del presidente Biden di impegnare $1,9 trilioni o il 9% del PIL per sostenere l’economia statunitense. Gran parte della spesa arriverà nel breve termine, poichè già $1,4 trilioni dovrebbero fluire nell’economia quest’anno. Pagamenti diretti fino a $1400 pro capita sono previsti per le famiglie a partire dalla prossima settimana. Complessivamente, i governi statali e locali riceveranno $350 miliardi di sostegno, $160 miliardi sono dedicati ai programmi di vaccinazione e test, i crediti d’imposta per i figli sono aumentati di $1000 e il sostegno ai disoccupati è mantenuto a $300. Prima dell’ufficiale firma di Biden, la legge deve essere confermata nuovamente dalla Camera. Pensiamo che rispetto ai precedenti piani di stimolo, incentrati sui tagli alle tasse, il moltiplicatore fiscale di questa legge sarà molto più alto. Tuttavia, abbiamo ancora bisogno di vedere i dettagli sulla futura spesa per le infrastrutture che, in definitiva, stimolerà la crescita a lungo termine.
Powell – Duro colpo dalla FED.
La scorsa settimana, durante un’intervista al WSJ, Powell ha commentato i recenti movimenti nei tassi come “notevoli” e, infatti, questi “hanno catturato la sua attenzione“. Tuttavia, durante l’intervista, Powell non ha annunciato alcuna azione della Fed contro di essi. Con le aspettative del mercato piuttosto alte per il suo intervento, la mancanza di un messaggio di supporto si è rivelata una delusione che ha portato a forti vendite su azionario, obbligazionario e al rialzo del dollaro. Powell ha ribadito che la Fed è ancora lontana dai suoi obiettivi e che non è particolarmente concentrata sui rendimenti delle obbligazioni, ma piuttosto sulle condizioni finanziarie in generale, abbassando essenzialmente le aspetattive di un intervento della Fed in questo contesto. In breve, Powell rimane accomodante, ma non abbastanza da impedire ulteriori aumenti dei tassi nel breve termine. Nei prossimi mesi, prima che la Fed intervenga, continuiamo a vedere un ulteriore allargamento graduale dei tassi, con la possibilità che i treasuries a 10 anni raggiungano il 2%. A meno che le condizioni finanziarie non peggiorino, i mercati diventino disordinati o le aspettative sui rialzi diventino troppo anticipate, è improbabile che la Fed intervenga.
Materie prime – In aggiunta alle pressioni reflazionistiche.
L’OPEC ha sorpreso i mercati lasciando invariati i volumi di produzione, sostenendo la fase rialzista per il petrolio e materie prime. I mercati si aspettavano almeno un minimo aumento nei volumi, ma, insieme al persistente freno dell’Arabia Saudita, l’offerta continua ad essere limitata in concomitanza alla chiusura del deficit della domanda. Il Crude e il Brent hanno guadagnato entrambi circa il 5%, passando rispettivamente a 65 e 68 dollari, e hanno ulteriori margini di rialzo visto il calo delle scorte e l’aumento dello squilibrio tra domanda e offerta. Con la riapertura dell’economia nei prossimi trimestri, l’aumento nei prezzi delle materie prime si aggiunge alle pressioni reflazionistiche. Riteniamo che i titoli energetici e il credito offrano opportunità al rialzo interessanti, siamo quindi posizionati per trarre profitto da un rialzo dell’indice e dal debito convertibile tramite esposizione a singoli nomi come Total e BP.
Posizionamento – Aggiungiamo protezione contro il ribasso.
I Treasury a 10 anni hanno violato l’1,5%, riteniamo che gli asset più rischiosi abbiano maggiore probabilità di ribasso. I movimenti verso il basso sono guidati dagli asset statunitensi, dove il credito IG ha una duration doppia rispetto al benchmark europeo ed è sceso circa del 6% da inizio 2021. Secondo noi, il mercato somiglia al 2018, dove gli investitori avevano esposizioni lunghe in obbligazioni liquide, ma hanno perso soldi perché le coperture in derivati non hanno funzionato. La differenza ora, tuttavia, è che le forti aspettative di crescita offrono opportunità nelle azioni Value e nelle materie prime, trainate dalla riapertura dell’economia. Oltre alle coperture esistenti e agli alti livelli di liquidità in portafoglio, riduciamo ulteriormente la nostra allocazione al credito vendendo obbligazioni con duration lunga e aggiugendo ulteriori protezioni su ETF liquidi statunitensi, pareggiando l’attuale selloff obbligazionario, e nell’oro, che soffre dei tassi reali più elevati. Manteniamo il potenziale upside nei settori legati alla riapertura economica e alla reflazione, attraverso il debito convertibile e le opzioni su indici azionari nel settore finanziario, energetico e dei viaggi.
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