Riapertura in Europa – Quando si potrà recuperare il ritardo?
Con il Regno Unito che muove i primi passi della riapertura, il divario all’interno dell’Europa diventa ancora più evidente: mentre il Regno Unito sta già pensando ai piani di viaggio per l’estero durante l’estate, le restrizioni nell’UE diventano più rigide e la lentezza del piano di vaccinzione e ripresa viene criticata pubblicamente. Con gli stimoli fiscali in ritardo, si prevede che l’inflazione resterà ancora ben al di sotto dell’obiettivo della BCE, portando a dichiarazioni ripetutamente accomodanti e mantenendo i tassi Euro sotto controllo. Dopo Pasqua, c’è stato un visibile aumento nella consegna dei vaccini in Europa, da una media giornaliera di 1,7 milioni prima di Pasqua a 2,5 milioni nei giorni dopo. Guardando la ripartizione per fornitore, sembra che il maggior contributo all’aumento dell’offerta sia stato dato da AstraZeneca, mentre in futuro le scorte di Pfizer guideranno la diffusione. Grazie a questi miglioramenti, la somministrazione di vaccini in Europa è aumentata nell’ultima settimana: in un giorno, Germania e Spagna hanno inoculato rispettivamente lo 0,66% e lo 0,90% della loro popolazione, un incremento significativo rispetto al trend passato.
Riforma fiscale USA – Siamo ancora lontani dalla conversione in legge.
Il Tesoro degli Stati Uniti ha rilasciato la scorsa settimana la sua proposta sulle imposte societarie, il cui obiettivo è di raccogliere 2 trilioni di dollari in 10 anni. Questo implica un aumento di 7 punti percentuali nell’aliquota effettiva dell’imposta sulle società, ma questo varierà a seconda del settore in cui la società è attiva. È interessante notare che anche i profitti delle società multinazionali, generati all’estero, saranno tassati più vicini all’aliquota interna del 21%, nel tentativo di limitare le scappatoie fiscali internazionali. Tuttavia, è chiaro che né la proposta iniziale di stimolo di Biden né questa proposta di riforma fiscale siano quelle che alla fine saranno convertite in legge intorno a settembre pensiamo, quindi, che gli investitori stiano mantenendo le posizioni sui tassi USA fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sul risultato finale.
Tassi USA – Giù prima di rimbalzare.
Anche se finora, nel mese di aprile, i tassi hanno ritracciato, continuiamo a credere che il 10 anni statunitense raggiungerà il 2% entro la fine dell’anno. La nostra convinzione deriva dalla continua presenza d’inflazione guidata dall’offerta dovuta, ad esempio, alla carenza di semiconduttori e ai disturbi della catena di fornitura. Dinamiche come queste spingeranno l’inflazione USA oltre il 2,5% nei prossimi anni. Tuttavia, con la maggior parte dei dati macro positivi alle spalle, i tassi USA potrebbero avere pochi motivi per spingersi ulteriormente al rialzo nei prossimi 1-2 mesi, restando così nel range attuale. Tuttavia, date le prospettive economiche, i rendimenti reali a -0,7% negli Stati Uniti sono troppo negativi e, perciò, i tassi continueranno ad allargarsi e la curva ad irripidirsi.
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