Performance. A novembre, il fondo Algebris Global Credit Opportunities ha reso tra il -0.33% e il -0.12% a seconda delle classi azionarie. A titolo comparativo, l’indice EUR HY (BAML HE00) ha chiuso a 0.5%, l’indice US HY (BAML H0A0) a 1.1% e il governativo dei mercati emergenti (BAML EMGB) a 0.8%. Nel corso del mese, la performance (in euro, al lordo delle commissioni) è stata trainata da: (i) Credito: 84pb, di cui 1.1% da obbligazioni e -29pb da CDS; (ii) Tassi: -7pb; (iii) Valute: -2pb, (iv) Azionario: -95pb e (v) Altro: 0pb.
Posizionamento corrente. Manteniamo un approccio cauto nei confronti della duration globale e del mercato del credito. A novembre, i tassi globali si sono ridotti e gli spread creditizi hanno continuato a oscillare intorno ai livelli più bassi dell’anno. Vediamo poco valore in entrambe le aree e riteniamo che la volatilità possa aumentare con l’ inizio del 2025.
La resilienza del quadro macroeconomico statunitense continuerà a rappresentare una sfida per i tassi globali. Negli Stati Uniti, la tenuta dei mercati del lavoro e la stabilità dell’inflazione dei servizi fanno prevedere una frenata dei tagli. In Europa, l’economia e l’inflazione sono più deboli e la BCE potrebbe accelerare il ritmo dei tagli, ma un prolungato divario dei tassi europei si tradurrebbe in un’ulteriore debolezza dell’euro, sgradita alla banca centrale. Di conseguenza, manteniamo una certa cautela su entrambe le curve.
Negli Stati Uniti, la nuova amministrazione entrerà in carica a gennaio e gli scenari politici sono molto aperti. Una combinazione di dazi, politica fiscale allentata e una Fed più cauta potrebbero pesare contemporaneamente sui tassi e sul rischio. In questo contesto, manteniamo bassa la duration e manteniamo alto il livello dei nuovi investimenti nel nostro portafoglio di credito.
Il beta creditizio del portafoglio è il più basso dal 2022, grazie a una combinazione di bassa esposizione netta e di un minor peso nei segmenti a beta più elevato, come i finanziari e i mercati emergenti. La duration è di 2.2 anni. Lo yield to call è del 5.6%. Il posizionamento attuale ci permette di beneficiare di una correzione dei tassi e del rischio nel 1° trimestre del 2025 e di avere spazio per aumentare il rischio nel nostro portafoglio di liquidità.
L’incertezza macroeconomica rimarrà incredibilmente elevata nel 2025, traducendosi in persistente volatilità dei tassi e del credito. Siamo convinti che un approccio flessibile e reattivo al mercato obbligazionario continuerà a fare la differenza.
Nel dettaglio:
Lo YTC del Fondo è pari al 5.6%.
La duration del Fondo è ora 2.2 anni, ai minimi storici.
Il livello di liquidità è circa al 10%, il più alto degli ultimi tre anni. Deteniamo il 42% di protezione tramite indici CDS globali con spread ristretti.
L’esposizione netta ai titoli finanziari (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 29% del portafoglio. L’asset class si è distinta per i rendimenti registrati negli ultimi 12 mesi. Rimaniamo positivi ma riduciamo alcuni dei titoli che hanno performato meglio.
L’esposizione netta ai titoli corporate (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 35% del portafoglio. Ci concentriamo su obbligazioni ad alto rendimento con un’esposizione limitata al rischio di mercato e una forte enfasi sui catalizzatori. Di conseguenza, l’esposizione ai titoli corporate del Fondo presenta un beta inferiore a quello degli indici societari e del resto del portafoglio.
L’esposizione netta ai mercati emergenti (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 12% del portafoglio. L’esposizione alla valuta locale è ora il 4% del Fondo.
Strategia Credito Finanziario
Novembre si è rivelato un mese positivo per gli asset di rischio, nonostante il clima di prudenza che ha dominato i mercati in vista delle elezioni americane, guidato dalle preoccupazioni per il potenziale disancoraggio dei tassi statunitensi a lungo termine. Per il momento, il mercato sembra concedere il beneficio del dubbio a una politica statunitense complessivamente più accomodante, nonostante il posizionamento attuale in materia di dazi sembri indubbiamente più aggressivo. Le prime indicazioni relative agli sviluppi geopolitici e commerciali sono ottimistiche, ma la nuova amministrazione non ha ancora prestato giuramento e l’impatto delle politiche future resta ancora incerto.
I mercati statunitensi hanno performato meglio dei principali indici azionari, registrando un aumento medio del 7,5% che ha portato il rendimento da inizio anno a +25%, con il settore bancario che si è distinto nettamente (+14% su base mensile e +48% da inizio anno). Questo risultato è in forte contrasto rispetto all’Europa, dove la debolezza macroeconomica e le preoccupazioni geopolitiche stanno pesando sui mercati azionari. L’indice EuroStoxx è rimasto invariato nel mese (a +10% da inizio anno), mentre le banche europee hanno registrato -1,5% rispetto al mese scorso e +27% da inizio anno. In questo contesto, la performance del credito finanziario europeo si è discostata da quella dei titoli azionari, con spread fino a 5pb più stretti in tutta la struttura del capitale e i titoli AT1 a +0.50%, in parte grazie al restringimento di 15-25pb delle curve dei tassi europei.
Le banche europee hanno concluso la stagione degli utili del terzo trimestre 2024 senza grandi differenze rispetto agli istituti che avevano già pubblicato i risultati nel mese precedente. La tendenza più evidente e sorprendente è che tassi d’interesse più bassi non si stanno ancora traducendo in una riduzione del reddito operativo, in quanto le banche si stanno dimostrando abbastanza resilienti nell’attingere ad altre fonti di reddito diverse dai proventi netti da interessi. Inoltre, le preoccupazioni relative alla qualità degli attivi sono state messe in secondo piano ancora una volta, poiché il lieve deterioramento che si è registrato è stato in gran parte insignificante, anche se la prospettiva futura deve essere monitorata alla luce di quello che si prevede sarà un rallentamento dell’attività economica.
Al di là dei risultati, il panorama finanziario europeo ha beneficiato di ulteriori sviluppi positivi sul fronte delle fusioni e acquisizioni e del miglioramento dei rating. In Spagna, l’operazione di acquisto di Sabadell da parte di BBVA potrebbe richiedere altri 6 mesi, poiché è passata ad una seconda fase in cui sarà necessario effettuare un’analisi più dettagliata. In Italia, sono stati aperti diversi fronti che evidenziano quanto il settore sia pronto per una fase di consolidamento, ora che si sta esaurendo l’effetto benefico sul reddito del rialzo dei tassi.
A novembre, l’attività sul primario è tornata a crescere con €70mld di emissioni, circa il 25% in più rispetto all’anno precedente, concentrate soprattutto nel segmento dei titoli garantiti (circa il 55%). Si è trattato del mese più intenso degli ultimi 6 anni (18 nuovi titoli per un totale di €14mld), in quanto gli emittenti hanno approfittato opportunisticamente dei livelli di mercato e dell’interesse degli investitori. La nostra partecipazione a queste operazioni è diventata più selettiva date le caratteristiche idiosincratiche (quali i livelli di reset) poco attraenti rispetto alle precedenti emissioni di alcuni istituti.
Strategia Azionario Finaziario
A novembre le banche statunitensi hanno registrato una forte ripresa sulla scia della vittoria alle presidenziali di Donald Trump e della conquista del Congresso da parte dei repubblicani. Le banche hanno chiuso il mese in rialzo del 13% (banche grandi) e del 14% (banche piccole), mentre l’indice S&P 500 è salito del 6% circa. In particolare, dopo l’impennata del giorno successivo alle elezioni, le grandi banche sono salite di un ulteriore 2%, in linea con il mercato complessivo, mentre le piccole banche sono rimaste stabili. L’amministrazione Trump potrebbe offrire numerosi vantaggi alle banche statunitensi, tra cui un contesto normativo più favorevole, un aumento delle attività di fusione e acquisizione, livelli più elevati di rendimento del capitale, una crescita più sostenuta dei prestiti in un contesto di espansione economica e una curva dei rendimenti più ripida. Tuttavia, l’entità e la velocità del rialzo, e la conseguente espansione dei P/E a livelli superiori alle medie storiche di lungo periodo, hanno chiaramente già incorporato almeno alcuni di questi potenziali catalizzatori. Inoltre, è importante confrontare queste variabili con le stime attuali per valutare l’ulteriore potenziale rialzo. Per quanto riguarda la crescita dei prestiti, ad esempio, il mercato stima già una crescita di circa il 4% in ciascuno dei prossimi due anni, il che rappresenterebbe una notevole accelerazione rispetto alla crescita zero che le banche hanno registrato negli ultimi 18 mesi. Dopo la prima vittoria di Trump nel novembre 2016, la crescita annuale dei prestiti delle grandi banche è rallentata rispetto agli anni precedenti (6% nel 2014, 8% nel 2015 e oltre il 6% nel 2016) fino a scendere a meno del 4% nel 2017; anche se in quel momento erano in gioco altre dinamiche, come l’uscita dei tassi dai livelli minimi, non è scontato che le politiche di Trump stimolino una forte crescita. Per quanto riguarda l’impatto di un nuovo regime normativo, è abbastanza plausibile che le disposizioni di Basilea III Endgame finalizzate dalla nuova amministrazione siano effettivamente neutrali in termini di capitale per il settore nel suo complesso (anche se è probabile che le G-SIB subiscano un aumento della regolamentazione). Questo scenario sarebbe positivo per le banche, che guadagnerebbero flessibilità nel concedere prestiti e nel restituire il capitale in eccesso attraverso i riacquisti; tuttavia, il mercato richiede già che molte grandi banche aumentino i tassi di distribuzione fino a quasi il 100% e ritirino il 5-10% o più delle azioni entro la fine del 2026 (senza contare che le valutazioni sono a livelli poco attraenti per i riacquisti secondo alcuni, come Jamie Dimon di JPMorgan). A parità di altre condizioni, una curva più ripida sarebbe certamente vantaggiosa per la maggior parte delle banche, soprattutto dopo la sofferenza degli utili causata dalla lunga inversione degli ultimi due anni. Anche in questo caso, però, le stime riflettono già almeno in parte questo beneficio, soprattutto quelle più orientate favorevolmente a una curva più ripida. Ad esempio, per numerose banche si prevede un incremento del 15-20% del tasso di crescita del margine di interesse trimestrale entro il 4 trimestre del 2026 rispetto ai livelli attuali (con un aumento anche maggiore per le piccole banche). Infine, il costo del rischio dovrebbe rimanere moderato, con il 2025 in linea con i livelli del 2024, prima di scendere ulteriormente nel 2026.
Lato nostro non crediamo che i catalizzatori attesi sotto Trump non si verificheranno, e che potrebbero non esserci ulteriori stime al rialzo per i titoli. Infatti, continuiamo a detenere in portafoglio banche che riteniamo ben posizionate, sia per motivi idiosincratici, sia in relazione al probabile scenario che si configurerà sotto questa amministrazione. Inoltre, è probabile che le operazioni di fusione e acquisizione si intensifichino, e in effetti si è già registrato un aumento del ritmo delle operazioni di minore entità. Prevediamo che detenere nomi forti e ben posizionati sarà una strategia solida in questo ciclo, e ci concentriamo anche sulle banche di piccole dimensioni con un’importante garanzia di depositi. Tuttavia, riteniamo che dopo questo rialzo sia necessaria una certa cautela e abbiamo spostato parte del portafoglio verso segmenti che offrono più valore, come le assicurazioni vita negli Stati Uniti.
Nonostante si sia parlato molto di fusioni e acquisizioni negli Stati Uniti in seguito alle elezioni, non abbiamo ancora assistito a transazioni significative, mentre in Europa l’attività di compravendita è effettivamente entrata nel vivo. Dopo le iniziative di BBVA e UniCredit, rispettivamente in Spagna e in Germania, il mese di novembre è stato caratterizzato da un’intensificazione delle operazioni di fusione e acquisizione nel settore finanziario europeo, con UniCredit che ha presentato un’offerta per Banco BPM e Aviva che ha presentato non meno di tre offerte in una settimana per mettere pressione al consiglio di amministrazione di Direct Line. I nostri fondi sono investiti in entrambe le società target. A nostro avviso, anche UniCredit dovrà alzare la propria offerta, ma prevediamo che l’operazione andrà a buon fine nei prossimi mesi. Direct Line è un caso degno di nota perché, a differenza delle operazioni bancarie, Aviva sta pagando un premio molto significativo (oltre il 70%), eppure il titolo dell’acquirente continua a registrare una buona performance (è a livelli pressoché invariati dall’annuncio). Il mercato è chiaramente favorevole all’operazione di Aviva, considerandola una transazione strategica e finanziaria sensata che dovrebbe garantire una significativa crescita degli utili. Saremmo piuttosto sorpresi se non dovessero verificarsi altre operazioni simili nel settore assicurativo, in particolare in quello delle piccole e medie imprese, dove abbiamo concentrato le nostre esposizioni.
Strategia Azionario Sostenibile
I mercati azionari globali hanno registrato un forte rialzo nel mese di novembre, con l’indice MSCI World (EUR) in crescita del 6,9% (+25% da inizio anno).
Il fondo è salito del 5.2% a novembre, portando il rendimento da inizio anno al 14%. La performance del mese è stata trainata dalle posizioni in Copart (società globale che fornisce aste online di veicoli e servizi di remarketing), McKesson (società statunitense che distribuisce prodotti farmaceutici, forniture medico-chirurgiche e prodotti per la cura della salute e della bellezza in tutto il Nord America) e Vertiv (leader nell’infrastruttura AI con una differenziazione sostenibile competitiva nella gestione energetica dei data center e nella gestione termica).
In termini di attività di portafoglio, abbiamo iniziato ad investire in nVent, che progetta, produce, commercializza, installa e fornisce assistenza a prodotti e soluzioni che collegano e proteggono apparecchiature sensibili, edifici e processi critici. Abbiamo inoltre incrementato l’esposizione a SPX Technologies, fornitore globale di apparecchiature per infrastrutture con piattaforme di crescita scalabili nei settori del riscaldamento, della ventilazione e del condizionamento dell’aria (HVAC), del rilevamento e della misurazione e delle soluzioni ingegneristiche.
La performance è stata guidata dal nostro approccio top-down basato sull’analisi dei fondamentali grazie a una serie di motivi. Il primo è una significativa accelerazione degli utili per azione alla luce della notevole tenuta dell’economia globale, soprattutto per i temi ESG da noi trattati. In secondo luogo, la tendenza dell’inflazione a tornare verso i target e la capacità delle società in portafoglio di garantire solidi margini lordi e, infine, la forte generazione di flussi di cassa che offre opportunità di fusioni e acquisizioni.
Con un portafoglio concentrato e un focus sulla crescita nel medio-lungo periodo, il Fondo investe in società di valore, con notevoli vantaggi competitivi, forte potere di mercato, significative barriere all’ingresso, bilanci solidi e una sana generazione di flussi di cassa che possono essere reinvestiti generando un elevato rendimento del capitale investito.
Strategia Credito Globale
Performance. A novembre, il fondo Algebris Global Credit Opportunities ha reso tra il -0.33% e il -0.12% a seconda delle classi azionarie. A titolo comparativo, l’indice EUR HY (BAML HE00) ha chiuso a 0.5%, l’indice US HY (BAML H0A0) a 1.1% e il governativo dei mercati emergenti (BAML EMGB) a 0.8%. Nel corso del mese, la performance (in euro, al lordo delle commissioni) è stata trainata da: (i) Credito: 84pb, di cui 1.1% da obbligazioni e -29pb da CDS; (ii) Tassi: -7pb; (iii) Valute: -2pb, (iv) Azionario: -95pb e (v) Altro: 0pb.
Posizionamento corrente. Manteniamo un approccio cauto nei confronti della duration globale e del mercato del credito. A novembre, i tassi globali si sono ridotti e gli spread creditizi hanno continuato a oscillare intorno ai livelli più bassi dell’anno. Vediamo poco valore in entrambe le aree e riteniamo che la volatilità possa aumentare con l’ inizio del 2025.
La resilienza del quadro macroeconomico statunitense continuerà a rappresentare una sfida per i tassi globali. Negli Stati Uniti, la tenuta dei mercati del lavoro e la stabilità dell’inflazione dei servizi fanno prevedere una frenata dei tagli. In Europa, l’economia e l’inflazione sono più deboli e la BCE potrebbe accelerare il ritmo dei tagli, ma un prolungato divario dei tassi europei si tradurrebbe in un’ulteriore debolezza dell’euro, sgradita alla banca centrale. Di conseguenza, manteniamo una certa cautela su entrambe le curve.
Negli Stati Uniti, la nuova amministrazione entrerà in carica a gennaio e gli scenari politici sono molto aperti. Una combinazione di dazi, politica fiscale allentata e una Fed più cauta potrebbero pesare contemporaneamente sui tassi e sul rischio. In questo contesto, manteniamo bassa la duration e manteniamo alto il livello dei nuovi investimenti nel nostro portafoglio di credito.
Il beta creditizio del portafoglio è il più basso dal 2022, grazie a una combinazione di bassa esposizione netta e di un minor peso nei segmenti a beta più elevato, come i finanziari e i mercati emergenti. La duration è di 2.2 anni. Lo yield to call è del 5.6%. Il posizionamento attuale ci permette di beneficiare di una correzione dei tassi e del rischio nel 1° trimestre del 2025 e di avere spazio per aumentare il rischio nel nostro portafoglio di liquidità.
L’incertezza macroeconomica rimarrà incredibilmente elevata nel 2025, traducendosi in persistente volatilità dei tassi e del credito. Siamo convinti che un approccio flessibile e reattivo al mercato obbligazionario continuerà a fare la differenza.
Nel dettaglio:
Strategia Credito Finanziario
Novembre si è rivelato un mese positivo per gli asset di rischio, nonostante il clima di prudenza che ha dominato i mercati in vista delle elezioni americane, guidato dalle preoccupazioni per il potenziale disancoraggio dei tassi statunitensi a lungo termine. Per il momento, il mercato sembra concedere il beneficio del dubbio a una politica statunitense complessivamente più accomodante, nonostante il posizionamento attuale in materia di dazi sembri indubbiamente più aggressivo. Le prime indicazioni relative agli sviluppi geopolitici e commerciali sono ottimistiche, ma la nuova amministrazione non ha ancora prestato giuramento e l’impatto delle politiche future resta ancora incerto.
I mercati statunitensi hanno performato meglio dei principali indici azionari, registrando un aumento medio del 7,5% che ha portato il rendimento da inizio anno a +25%, con il settore bancario che si è distinto nettamente (+14% su base mensile e +48% da inizio anno). Questo risultato è in forte contrasto rispetto all’Europa, dove la debolezza macroeconomica e le preoccupazioni geopolitiche stanno pesando sui mercati azionari. L’indice EuroStoxx è rimasto invariato nel mese (a +10% da inizio anno), mentre le banche europee hanno registrato -1,5% rispetto al mese scorso e +27% da inizio anno. In questo contesto, la performance del credito finanziario europeo si è discostata da quella dei titoli azionari, con spread fino a 5pb più stretti in tutta la struttura del capitale e i titoli AT1 a +0.50%, in parte grazie al restringimento di 15-25pb delle curve dei tassi europei.
Le banche europee hanno concluso la stagione degli utili del terzo trimestre 2024 senza grandi differenze rispetto agli istituti che avevano già pubblicato i risultati nel mese precedente. La tendenza più evidente e sorprendente è che tassi d’interesse più bassi non si stanno ancora traducendo in una riduzione del reddito operativo, in quanto le banche si stanno dimostrando abbastanza resilienti nell’attingere ad altre fonti di reddito diverse dai proventi netti da interessi. Inoltre, le preoccupazioni relative alla qualità degli attivi sono state messe in secondo piano ancora una volta, poiché il lieve deterioramento che si è registrato è stato in gran parte insignificante, anche se la prospettiva futura deve essere monitorata alla luce di quello che si prevede sarà un rallentamento dell’attività economica.
Al di là dei risultati, il panorama finanziario europeo ha beneficiato di ulteriori sviluppi positivi sul fronte delle fusioni e acquisizioni e del miglioramento dei rating. In Spagna, l’operazione di acquisto di Sabadell da parte di BBVA potrebbe richiedere altri 6 mesi, poiché è passata ad una seconda fase in cui sarà necessario effettuare un’analisi più dettagliata. In Italia, sono stati aperti diversi fronti che evidenziano quanto il settore sia pronto per una fase di consolidamento, ora che si sta esaurendo l’effetto benefico sul reddito del rialzo dei tassi.
A novembre, l’attività sul primario è tornata a crescere con €70mld di emissioni, circa il 25% in più rispetto all’anno precedente, concentrate soprattutto nel segmento dei titoli garantiti (circa il 55%). Si è trattato del mese più intenso degli ultimi 6 anni (18 nuovi titoli per un totale di €14mld), in quanto gli emittenti hanno approfittato opportunisticamente dei livelli di mercato e dell’interesse degli investitori. La nostra partecipazione a queste operazioni è diventata più selettiva date le caratteristiche idiosincratiche (quali i livelli di reset) poco attraenti rispetto alle precedenti emissioni di alcuni istituti.
Strategia Azionario Finaziario
A novembre le banche statunitensi hanno registrato una forte ripresa sulla scia della vittoria alle presidenziali di Donald Trump e della conquista del Congresso da parte dei repubblicani. Le banche hanno chiuso il mese in rialzo del 13% (banche grandi) e del 14% (banche piccole), mentre l’indice S&P 500 è salito del 6% circa. In particolare, dopo l’impennata del giorno successivo alle elezioni, le grandi banche sono salite di un ulteriore 2%, in linea con il mercato complessivo, mentre le piccole banche sono rimaste stabili. L’amministrazione Trump potrebbe offrire numerosi vantaggi alle banche statunitensi, tra cui un contesto normativo più favorevole, un aumento delle attività di fusione e acquisizione, livelli più elevati di rendimento del capitale, una crescita più sostenuta dei prestiti in un contesto di espansione economica e una curva dei rendimenti più ripida. Tuttavia, l’entità e la velocità del rialzo, e la conseguente espansione dei P/E a livelli superiori alle medie storiche di lungo periodo, hanno chiaramente già incorporato almeno alcuni di questi potenziali catalizzatori. Inoltre, è importante confrontare queste variabili con le stime attuali per valutare l’ulteriore potenziale rialzo. Per quanto riguarda la crescita dei prestiti, ad esempio, il mercato stima già una crescita di circa il 4% in ciascuno dei prossimi due anni, il che rappresenterebbe una notevole accelerazione rispetto alla crescita zero che le banche hanno registrato negli ultimi 18 mesi. Dopo la prima vittoria di Trump nel novembre 2016, la crescita annuale dei prestiti delle grandi banche è rallentata rispetto agli anni precedenti (6% nel 2014, 8% nel 2015 e oltre il 6% nel 2016) fino a scendere a meno del 4% nel 2017; anche se in quel momento erano in gioco altre dinamiche, come l’uscita dei tassi dai livelli minimi, non è scontato che le politiche di Trump stimolino una forte crescita. Per quanto riguarda l’impatto di un nuovo regime normativo, è abbastanza plausibile che le disposizioni di Basilea III Endgame finalizzate dalla nuova amministrazione siano effettivamente neutrali in termini di capitale per il settore nel suo complesso (anche se è probabile che le G-SIB subiscano un aumento della regolamentazione). Questo scenario sarebbe positivo per le banche, che guadagnerebbero flessibilità nel concedere prestiti e nel restituire il capitale in eccesso attraverso i riacquisti; tuttavia, il mercato richiede già che molte grandi banche aumentino i tassi di distribuzione fino a quasi il 100% e ritirino il 5-10% o più delle azioni entro la fine del 2026 (senza contare che le valutazioni sono a livelli poco attraenti per i riacquisti secondo alcuni, come Jamie Dimon di JPMorgan). A parità di altre condizioni, una curva più ripida sarebbe certamente vantaggiosa per la maggior parte delle banche, soprattutto dopo la sofferenza degli utili causata dalla lunga inversione degli ultimi due anni. Anche in questo caso, però, le stime riflettono già almeno in parte questo beneficio, soprattutto quelle più orientate favorevolmente a una curva più ripida. Ad esempio, per numerose banche si prevede un incremento del 15-20% del tasso di crescita del margine di interesse trimestrale entro il 4 trimestre del 2026 rispetto ai livelli attuali (con un aumento anche maggiore per le piccole banche). Infine, il costo del rischio dovrebbe rimanere moderato, con il 2025 in linea con i livelli del 2024, prima di scendere ulteriormente nel 2026.
Lato nostro non crediamo che i catalizzatori attesi sotto Trump non si verificheranno, e che potrebbero non esserci ulteriori stime al rialzo per i titoli. Infatti, continuiamo a detenere in portafoglio banche che riteniamo ben posizionate, sia per motivi idiosincratici, sia in relazione al probabile scenario che si configurerà sotto questa amministrazione. Inoltre, è probabile che le operazioni di fusione e acquisizione si intensifichino, e in effetti si è già registrato un aumento del ritmo delle operazioni di minore entità. Prevediamo che detenere nomi forti e ben posizionati sarà una strategia solida in questo ciclo, e ci concentriamo anche sulle banche di piccole dimensioni con un’importante garanzia di depositi. Tuttavia, riteniamo che dopo questo rialzo sia necessaria una certa cautela e abbiamo spostato parte del portafoglio verso segmenti che offrono più valore, come le assicurazioni vita negli Stati Uniti.
Nonostante si sia parlato molto di fusioni e acquisizioni negli Stati Uniti in seguito alle elezioni, non abbiamo ancora assistito a transazioni significative, mentre in Europa l’attività di compravendita è effettivamente entrata nel vivo. Dopo le iniziative di BBVA e UniCredit, rispettivamente in Spagna e in Germania, il mese di novembre è stato caratterizzato da un’intensificazione delle operazioni di fusione e acquisizione nel settore finanziario europeo, con UniCredit che ha presentato un’offerta per Banco BPM e Aviva che ha presentato non meno di tre offerte in una settimana per mettere pressione al consiglio di amministrazione di Direct Line. I nostri fondi sono investiti in entrambe le società target. A nostro avviso, anche UniCredit dovrà alzare la propria offerta, ma prevediamo che l’operazione andrà a buon fine nei prossimi mesi. Direct Line è un caso degno di nota perché, a differenza delle operazioni bancarie, Aviva sta pagando un premio molto significativo (oltre il 70%), eppure il titolo dell’acquirente continua a registrare una buona performance (è a livelli pressoché invariati dall’annuncio). Il mercato è chiaramente favorevole all’operazione di Aviva, considerandola una transazione strategica e finanziaria sensata che dovrebbe garantire una significativa crescita degli utili. Saremmo piuttosto sorpresi se non dovessero verificarsi altre operazioni simili nel settore assicurativo, in particolare in quello delle piccole e medie imprese, dove abbiamo concentrato le nostre esposizioni.
Strategia Azionario Sostenibile
I mercati azionari globali hanno registrato un forte rialzo nel mese di novembre, con l’indice MSCI World (EUR) in crescita del 6,9% (+25% da inizio anno).
Il fondo è salito del 5.2% a novembre, portando il rendimento da inizio anno al 14%. La performance del mese è stata trainata dalle posizioni in Copart (società globale che fornisce aste online di veicoli e servizi di remarketing), McKesson (società statunitense che distribuisce prodotti farmaceutici, forniture medico-chirurgiche e prodotti per la cura della salute e della bellezza in tutto il Nord America) e Vertiv (leader nell’infrastruttura AI con una differenziazione sostenibile competitiva nella gestione energetica dei data center e nella gestione termica).
In termini di attività di portafoglio, abbiamo iniziato ad investire in nVent, che progetta, produce, commercializza, installa e fornisce assistenza a prodotti e soluzioni che collegano e proteggono apparecchiature sensibili, edifici e processi critici. Abbiamo inoltre incrementato l’esposizione a SPX Technologies, fornitore globale di apparecchiature per infrastrutture con piattaforme di crescita scalabili nei settori del riscaldamento, della ventilazione e del condizionamento dell’aria (HVAC), del rilevamento e della misurazione e delle soluzioni ingegneristiche.
La performance è stata guidata dal nostro approccio top-down basato sull’analisi dei fondamentali grazie a una serie di motivi. Il primo è una significativa accelerazione degli utili per azione alla luce della notevole tenuta dell’economia globale, soprattutto per i temi ESG da noi trattati. In secondo luogo, la tendenza dell’inflazione a tornare verso i target e la capacità delle società in portafoglio di garantire solidi margini lordi e, infine, la forte generazione di flussi di cassa che offre opportunità di fusioni e acquisizioni.
Con un portafoglio concentrato e un focus sulla crescita nel medio-lungo periodo, il Fondo investe in società di valore, con notevoli vantaggi competitivi, forte potere di mercato, significative barriere all’ingresso, bilanci solidi e una sana generazione di flussi di cassa che possono essere reinvestiti generando un elevato rendimento del capitale investito.