Commento mensile

Settembre 2024

Aggiornamento su temi economici e d’investimento

Strategia Credito Globale

Performance. A settembre, il fondo Algebris Global Credit Opportunities ha reso tra lo 1.35% e lo 0.92% a seconda delle classi azionarie. A titolo comparativo, l’indice EUR HY (BAML HE00) ha chiuso a 1.0%, l’indice US HY (BAML H0A0) a 1.6% e il governativo dei mercati emergenti (BAML EMGB) al 1.9%. Nel corso del mese, la performance (in euro, al lordo delle commissioni) è stata trainata da: (i) Credito: 1.7%, di cui 1.85% da obbligazioni e -19pb da CDS; (ii) Tassi: -10pb; (iii) Valute: -1pb, (iv) Azionario: -20pb e (v) Altro: 0pb.

Posizionamento corrente. A settembre, i mercati del credito hanno continuato la loro corsa nonostante le preoccupazioni causate da politica interna e conflitti internazionali. Mentre gli spread creditizi hanno chiuso il mese più o meno ai livelli dove l’hanno iniziato, l’atteggiamento ancora accomodante della BCE e il primo taglio della Fed hanno dato luogo ad un altro mese positivo.

Continuiamo a vedere i mercati fragili, con un quadro macro in rallentamento e gli asset di rischio ai massimi. Il margine di rialzo è limitato e non ci vorrà molto per trasformare in venditori gli investitori preoccupati di avere una posizione lunga. La fragilità dei mercati è amplificata dal fatto che la recessione è ampiamente prezzata nei mercati dei tassi: la duration non potrà proteggerci nella prossima fase di svendite. Con gli spread del credito molto vicini ai livelli più bassi del 2024, si può ragionevolmente ipotizzare che il mercato del credito sia in procinto di inversione – i catalizzatori potrebbero arrivare sotto forma di incertezza sui risultati delle elezioni.

Nonostante ciò, continuiamo a vedere opportunità, soprattutto nel settore del credito. I rendimenti complessivi e la dispersione sono entrambi elevati. Come indicato nell’ultima edizione della nostra pubblicazione Algebris Bullet, riteniamo che sia giunto il momento di ridurre il beta vs mercato e duration e di concentrarsi sulla generazione attiva di alfa nelle nostre strategie.

Di conseguenza, manteniamo un’esposizione netta relativamente bassa, vicina al 40%, e aggiungiamo anche protezione nei tassi. La duration del fondo è ora di 1.7 anni, contro i quasi 3 anni di luglio. I nodi fiscali aumentano i rischi di duration in vista delle elezioni statunitensi. Il nostro YTC è pari al 5.7% nonostante l’esposizione netta contenuta, in quanto ci proteggiamo su indici che hanno spread ridotti. Il livello di liquidità è circa al 16%.

Nel dettaglio:

  • Lo YTC del Fondo è pari al 5.7%, con rating medio BBB-
  • La duration del fondo è ora 1.7 anni, al di sotto della media biennale.
  • La nostra esposizione creditizia netta è il 43%. Il livello di liquidità è circa al 16%, e proteggiamo il portafoglio con spread di: titoli IG e HY statunitensi, titoli HY europei e mercati emergenti.
  • L’esposizione netta ai titoli finanziari (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 30% del portafoglio. L’asset class si è distinta per i rendimenti registrati da ottobre dell’anno scorso. Rimaniamo positivi ma riduciamo alcuni dei titoli che hanno performato meglio.
  • L’esposizione netta ai titoli corporate (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta il 34% del portafoglio. Ci concentriamo su obbligazioni ad alto rendimento con un’esposizione limitata al rischio di mercato e una forte enfasi sui catalizzatori. Di conseguenza, l’esposizione ai titoli corporate del fondo presenta un beta inferiore a quello degli indici societari e del resto del portafoglio.
  • L’esposizione netta ai mercati emergenti (incluse le posizioni liquide corte e i CDS su singoli titoli) rappresenta l’11% del portafoglio. L’esposizione alla valuta locale rappresenta ora il 4% del fondo.

Strategia Credito Finanziario

È stato un altro mese positivo per gli asset di rischio, sostenuto dalla decisione della FED di avviare finalmente il ciclo di allentamento, in un contesto di crescita mista e di inflazione stabile e bassa. Alla vigilia della riunione della FED, i mercati si aspettavano una riduzione dei tassi di interesse di 25 o 50 punti: la decisione è ricaduta su un taglio da 50 pb, nella speranza di rassicurare circa la propria capacità di reagire rapidamente a qualsiasi segnale di deterioramento dell’economia statunitense.

Le aspettative del mercato prevedono ora da due a tre tagli dei tassi entro la fine dell’anno, il che implicherebbe potenzialmente un’ulteriore riduzione di 100pb dei tassi di interesse. Sebbene la performance degli indici azionari statunitensi (NASDAQ +2,8% e S&P500 +2,1%) sia stata tra le migliori registrate a settembre, non è neanche lontanamente paragonabile all’impennata del 18% circa registrata dagli indici Hang Seng e Shanghai Composite, sulla scia di un altro piano di incentivi annunciato dal governo cinese. I mercati del credito sono stati travolti da questa ondata di positività, con i titoli AT1 mediamente in rialzo di 2 punti percentuali, mentre gli spread delle parti più senior della struttura del capitale, tra cui i titoli Tier 2, sono scesi di 5-10 punti base.

A settembre il tema del consolidamento è tornato alla ribalta nel settore finanziario europeo. Unicredit ha reso noto il proprio interesse per Commerzbank acquisendo inizialmente una quota del 9%, di cui il 4,5% venduto dal governo tedesco, per poi portarla al 21% attraverso una combinazione di derivati, subordinata all’approvazione della BCE. Sebbene i dirigenti di entrambe le banche, tra cui il neo promosso amministratore delegato di Commerzbank, si siano impegnati ad un dialogo, la strada verso il consolidamento non è priva di difficoltà, viste le forti obiezioni dei sindacati, rappresentati nel consiglio di amministrazione di Commerzbank, e di alcuni membri del governo tedesco. Un’operazione di acquisizione, che a nostro avviso sarebbe vantaggiosa data la presenza di lunga data di Unicredit in Germania attraverso HVB, è vista in gran parte come un test per l’integrazione europea e quindi come un potenziale catalizzatore per ulteriori fusioni e acquisizioni. Nel frattempo, Unicredit continua a rafforzare il proprio business basato sulle commissioni, con la prospettiva di internalizzare gli accordi in essere con CNP e Allianz nel ramo Vita, con un impatto marginale (circa 20 pb) sulla propria posizione patrimoniale.

Sul fronte normativo, l’autorità di regolamentazione australiana APRA, dopo una revisione della classe di attivi attesa da tempo, propone in un documento di discussione di eliminare gradualmente gli AT1 dalla struttura del capitale delle banche australiane. Secondo l’APRA, la percentuale di obbligazioni detenute da investitori retail è particolarmente elevata (circa il 53%), il che non sorprende visto che il 90% circa degli AT1 australiani in circolazione ha minimi d’investimento davvero bassi (100 AUD contro i 200.000 EUR/GBP/USD delle banche europee). Alla luce di ciò, l’impatto sugli AT1 europei dovrebbe essere limitato, se non addirittura inesistente; tuttavia, nell’ipotesi in cui ci fosse effettivamente un impatto, sarebbe nella forma di un ordinato periodo di salvaguardia/transizione degli AT1 europei esistenti verso una nuova forma di “capitale” in grado di assorbire le perdite. Le risposte al documento di discussione sono attese per inizio novembre e l’APRA fornirà un aggiornamento verso la fine dell’anno.

Come ogni settembre, l’attività primaria è aumentata significativamente fino a sfiorare i €50mld, sostanzialmente in linea con lo stesso ammontare di emissioni dello scorso settembre. Tuttavia, analogamente a quanto osservato negli scorsi mesi dell’anno, la composizione delle emissioni è cambiata con una maggiore enfasi sugli strumenti di capitale; nell’ultimo anno la quota di strumenti subordinati, in particolare Tier 2 e AT1, è raddoppiata, raggiungendo il 20% circa / €70mld. Settembre non ha fatto eccezione, con una quantità di strumenti di capitale più che triplicata (€13mld contro i €4mld dell’anno scorso), in quanto gli emittenti hanno approfittato del panorama di mercato positivo per anticipare le esigenze di rifinanziamento per il prossimo anno.

Ad oggi, circa il 35% dei richiami di titoli AT1 del prossimo anno sono già stati effettuati, sia tramite l’esercizio di gestione delle passività che tramite operazioni di sostituzione/rifinanziamento, addirittura alcuni anche a dicembre 2025. Da un punto di vista creditizio, questo aspetto tecnico dovrebbe favorire il settore finanziario europeo, in quanto fornisce una maggiore certezza sulle date dei richiami e lascia invariata l’emissione netta.

Strategia Azionario Finanziario

Manca meno di un mese al giorno delle elezioni negli Stati Uniti, i cui risultati influenzeranno probabilmente in modo significativo l’andamento dei titoli finanziari.  Dopo la scarsa performance del Presidente Biden nel dibattito di fine giugno e il tentativo di assassinio dell’ex Presidente Trump due settimane dopo, i titoli finanziari statunitensi hanno registrato risultati molto positivi a luglio, in seguito all’aumento delle probabilità di vittoria di Trump; infatti, le banche regionali sono salite di oltre il 20% e le grandi banche di oltre il 10% rispetto a uno S&P 500 stazionario.

Negli ultimi due mesi, tuttavia, le banche hanno registrato risultati inferiori alle aspettative, probabilmente a causa, almeno in parte, dell’impennata del vicepresidente Harris nei sondaggi, che ora vede i due candidati praticamente in parità.  Una presidenza repubblicana (e a maggior ragione una completa vittoria repubblicana) sarebbe positiva per i finanziari in quanto nominerebbe una leadership normativa favorevole al settore, che dovrebbe portare a un aumento delle operazioni di fusione e acquisizione e a una riduzione degli oneri normativi.  Nella pratica, i vertici di otto importanti agenzie di regolamentazione potrebbero essere sostituiti da subito.  Inoltre, i repubblicani potrebbero lavorare per rimodellare la Federal Reserve nel 2026, quando scadranno i mandati del presidente Powell e del vicepresidente Barr.

Le fusioni e acquisizioni nel settore bancario hanno subito un forte rallentamento sotto l’amministrazione Biden, in quanto il processo di approvazione delle operazioni è diventato più lungo e incerto.  Con un approccio normativo più snello e una politica antitrust meno restrittiva, è probabile che le operazioni di M&A tornino ad essere consistenti.  Inoltre, ci aspettiamo un’attenuazione del vaglio normativo su requisiti patrimoniali, compliance, commissioni e così via, il che influenzerebbe positivamente i rendimenti di capitale e l’efficienza del settore.

Infine, rileviamo che banche e altri istituti finanziari sono stati scambiati a multipli relativi più alti sotto l’amministrazione Trump che sotto quella di Biden (con una discrepanza particolarmente evidente per le banche regionali), lasciando presagire una potenziale significativa fase di rialzo post elettorale.  Sebbene una vittoria repubblicana non sia lo scenario più probabile, è comunque plausibile e potrebbe portare a una fase di rialzo per il settore.

Strategia Azionario Sostenibile

I mercati azionari globali hanno registrato una performance del +1% a settembre (+18% da inizio anno), beneficiando ancora delle prospettive di un soft landing dell’economia e di un’inflazione sempre più vicina agli obiettivi delle banche centrali. La Fed ha sorpreso i mercati iniziando il ciclo di espansione monetaria con un taglio dei tassi di 50 pb invece che di 25 pb, mentre l’annuncio di un pacchetto coordinato di misure monetarie e fiscali in Cina, volto a contrastare la debolezza del mercato immobiliare, ha ulteriormente sostenuto i guadagni. Inoltre, il mercato azionario cinese ha reagito positivamente a queste misure, con l’indice MSCI China che è salito di oltre il 20% da metà settembre, portando il P/E 2025 a 10x. Il pacchetto (stimato oltre i €450mld) riguarda vari ambiti, tra cui la liquidità, i tassi, i mercati immobiliari e azionari, e il capitale delle banche. Dopo una prima settimana di settembre molto difficile, gli indici americani ed europei chiudono il mese in positivo: S&P500 +1,4%, Nasdaq +2%, Eurostoxx600 -0,3%, DAX +3%, CAC +2% FTSEMIB -0,6%.

Il Fondo a settembre è salito di 50 punti base, portando il rendimento da inizio anno a circa il 12% (classe di azioni B EUR). La performance del mese è stata trainata da Eaton (società statunitense di gestione dell’energia che opera in oltre 175 Paesi), Quanta Services (società statunitense che si occupa della fornitura di soluzioni infrastrutturali integrate per i settori dell’energia elettrica, del petrolio e del gas, delle comunicazioni, delle condutture e dell’energia) e Trane Technologies (società statunitense che fornisce soluzioni HVAC e di refrigerazione per i trasporti nelle Americhe, nell’area EMEA e nell’Asia Pacifica). In termini di attività di portafoglio, abbiamo aperto una posizione su Mckesson, che distribuisce prodotti farmaceutici, forniture medico-chirurgiche e prodotti per la salute e la bellezza in tutto il Nord America, mentre abbiamo ridotto Simpson, poiché ci aspettiamo un’altra serie di tagli significativi agli utili.

La performance è stata guidata dal nostro approccio top-down basato sull’analisi dei fondamentali grazie a 1/ una significativa accelerazione degli utili per azione alla luce della notevole tenuta dell’economia globale, soprattutto per i temi ESG da noi trattati, 2/ la tendenza dell’inflazione a tornare verso i target e la capacità delle società in portafoglio di garantire solidi margini lordi 3/ la forte generazione di flussi di cassa che offre opportunità di fusioni e aquisizioni.

Con un portafoglio concentrato e un focus sulla crescita nel medio-lungo periodo, il Fondo investe in società di valore, con notevoli vantaggi competitivi, forte potere di mercato, significative barriere all’ingresso, bilanci solidi e una sana generazione di flussi di cassa che possono essere reinvestiti generando un elevato rendimento del capitale investito.